Si ritorna al cinema con Minari, un film dedicato ai nuovi americani, immigrati dalla Corea. Una storia famigliare intensa e toccante, perfetta per avere le motivazioni per ricostruire.

Di Gianluca Bernardini

Minari

“È la cosa migliore che la natura abbia mai creato”. Si esprime così la nonna Soonja  (Yoon Yeo-jeon, Oscar come miglior attrice non protagonista) parlando dei semi che ha portato dalla Corea in America mentre dialoga con il piccolo David (Alan Kim). “Minari”, da cui prende il titolo il film  è infatti quell’erba piccante coreana che diventa più rigogliosa nella sua seconda stagione di vita. Un simbolo altamente evocativo delle “seconde generazioni” capace di raccontare quello che sta accadendo a Jacob (Steven Yeun) che negli anni ottanta decide di immigrare con la sua famiglia negli Stati Uniti alla ricerca del “sogno americano”. Qui, prima in California e poi in Arkansas, cerca di dare una svolta alla loro esistenza e alla dura vita da immigrati. La moglie Monica (Ye-ri Han) vede in tutto ciò solo difficoltà, ma l’arrivo della madre, che si prende cura dei figli mentre con il marito va al lavoro, diventa per lei una fonte di sicurezza dentro una precarietà che sembra spegnere del tutto il loro amore.

L’incontro tra il nipote e la nonna (due generazioni lontane e completamente differenti), che all’inizio pare non decollare, evolverà in una relazione carica di affetto e autentica sincerità. Dentro un passaggio necessario e doloroso, tale rapporto invita a non dimenticare le proprie origini, nonché  le proprie radici. Il regista coreano Lee Isaac Chung, ispirandosi alla propria storia, fa emergere dai ricordi affettuosi un racconto paradigmatico, carico di speranza per tutti: “Questa è stata per me la scoperta più emozionante, vedere quanto una storia così personale sia in grado di toccare tante persone diverse in modo così profondo.” Un bell’inizio per tornare fiduciosi al cinema, dopo un lungo tempo di pandemia che sembra aver fagocitato la nostra voglia di vivere. 

Temi: immigrazione, famiglia, radici, generazioni, sogno, accettazione, dolore, vita, mondo