Un ricco magnate farmaceutico si rende conto di essere alla fine della sua carriera. Vuole lasciare un’eredità al mondo che possa superare la sua esistenza e andare oltre al progresso capitalistico che ha portato con la sua impresa.

Di Gabriele Lingiardi

Finale a sorpresa

Decide allora di produrre un film: non importa di cosa parli, basta che sia un capolavoro. Assolda così la regista Lola Cueva (Penelope Cruz), la migliore nel suo campo, e i due attori Félix e Iván (Antonio Banderas e Oscar Martinez) appartenenti a due scuole di recitazione opposte. Un attore classico dall’impostazione realistica e un divo hollywoodiano. “Finale a sorpresa”, la geniale commedia degli argentini Mariano Cohn e Gastón Duprat è praticamente un dietro le quinte della creazione di un film. Si ride molto con un’umorismo un po’ oscuro tipico della satira, ma si gode anche di una decostruzione della vanità umana. Tutti vogliono dare il meglio: la regista vuole creare un’opera d’arte totale, un attore vuole i premi e la gloria, l’altro vuole influenzare e smuovere. La fase creativa, quella che affascina tutti noi spettatori e che viene raccontata dal mondo della cultura come atto supremo di elevazione e di ingegno umano, diventa qui al contrario puro “nonsense”. Il film si scaglia contro tutto ciò che è pretestuoso, e quindi falso. Ci graffia in un modo delizioso dandoci la giusta distanza rispetto alle assurde dinamiche dei personaggi che porta alla risata. I due registi capiscono bene le persone e cosa ci turba. Così ci si trova a ridere per dei semplici oggetti. Addirittura la ripetizione di una stessa parola, con sfumature diverse, è così snervante da essere esilarante. Si ride per cose con cui, normalmente, non ci si divertirebbe. Ma soprattutto si rompono tanti miti, tante azioni e ambizioni prive di significato a cui spesso attribuiamo il significato del successo e della vita.

Temi: arte, cinema, creazione artistica, fama, successo, vanità, decostruzione dei miti, autenticità