Il significato di una presenza che tra le finalità non ha il guadagno economico, ma l’arricchimento umano e culturale degli utenti

di Davide MILANI

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«Ci sono ancora i cinema parrocchiali?». C’è chi pensa che questa esperienza sia solo un ricordo del passato. Ma non è così: oltre 200 sale in diocesi si pongono come obiettivo non il guadagno economico, ma il desiderio di porre negli spettatori domande sulla vita, di mediare il rapporto tra fede e cultura. Un’esperienza che vive grazie al lavoro volontario di migliaia di persone.
«Ci sono ancora i cinema parrocchiali?». Per alcuni versi no. Infatti oggi al loro posto riconosciamo la presenza delle Sale della comunità. Non sono più cinema parrocchiali, perché non esauriscono il raggio d’azione entro il perimetro tracciato dall’ombra del campanile. La Sala della comunità vive sul territorio, è proposta a una città intera, non solo per chi frequenta attivamente la comunità cristiana.
E oltre ad essere “Sala” è “della comunità”. È dimensione dimenticata, quella comunitaria, in occasione delle proposte culturali, visto che esse tendono ad assumere sempre più la forma degli eventi: ben fatti, ma senza legami con il territorio. Chi frequenta la Sala della comunità è aiutato a compiere un percorso comunitario, fruisce della proposta interagendo con altri, scopre che non è evento isolato, senza radici, ma – terminata la visione del film o dello spettacolo teatrale – avrà la possibilità di approfondirla.
«Ci sono ancora i cinema parrocchiali?». Si, ci sono ancora. È bene che continuino a esistere. Altrimenti da buona parte della Lombardia sparirebbe la possibilità di andare al cinema e a teatro. I grandi teatri e le multisale cinematografiche sono concentrati principalmente attorno a Milano. Chiudessero i cinema parrocchiali sparirebbe la ricca proposta culturale delle Sale delle comunità.
Cineforum e film di qualità, l’attività delle filodrammatiche, le rassegne teatrali, concerti e meditazioni musicali, mostre, conferenze e dibattiti su temi culturali e religiosi: queste iniziative sono il pane quotidiano servito nelle Sale della comunità. Passi in avanti sono ancora da compiere: servono progetti pastorali sulle Sale della comunità, trascendendo la dimensione parrocchiale per abbracciare gli ambiti più ampi della comunità pastorale e del decanato. L’Ufficio Comunicazione della Diocesi e l’Acec sono a disposizione per favorire questa progettazione. Ma per garantire un futuro alle Sale della comunità serve anche una maggiore consapevolezza delle istituzioni circa la preziosità di questa presenza e del servizio alla cultura e al territorio che esse svolgono. Un servizio che – qualora le Sale della comunità chiudessero – non svolgerebbe nessuno.
Causando un grande impoverimento. Per la Chiesa e per la società.