Recensione #7 - CinemaRagazzi

In collaborazione con Cesare COLOMBO

GGG

In una Londra dickensiana e digitale, dove l’iperrealismo diventa inevitabilmente fiaba, vive Sophie, una ragazzina rinchiusa in un orfanotrofio. Le ombre si aggirano per le strade notturne con il loro carico d’ignoto, paura e immaginazione.
E proprio durante la notte, il GGG – Grande Gigante Gentile che è vegetariano e non mangia bambini – rapisce Sophie e la porta nel Paese dei Sogni, dove cattura i sogni che manda di notte ai bambini e le spiega tutto sulla magia e il mistero dei sogni. Ben presto, infatti Sophie si rende conto che il GGG è in realtà dolce, amichevole e può insegnarle cose meravigliose.

Questo è l’inevitabile incontro tra Steven Spielberg e Roald Dahl. il primo, uno dei più grandi registi contemporanei, che grazie all’immaginazione ha fatto sognare molte generazioni. Dall’altro, lo scrittore britannico tra i maggiori autori di libri per ragazzi del Novecento (molti sono gli adattamenti cinematografici delle sue opere che, per citarne alcuni, sono La fabbrica di cioccolato, Matilda sei mitica e Fantastic Mr. Fox di Wes Anderson).
Quindi, tornando alle origini di Hook (1991) e, dopo aver sperimentato la tecnologia digitale con Tintin, si è riusciti a far collaborare alla produzione i team Disney e della rinata Amblin e a creare il GGG.

Già dai primi 15 minuti del film si possono notare i temi, topoi e gli stilemi del cinema spielberghiano e – citando Fabrizio Tassi, direttore di Cineforum, “Spielberg sembra preoccupato più che altro di rispettare i dialoghi originali (con i giochi linguistici del “gobblefunk”) e il lavoro dei tecnici, a scapito del ritmo e della qualità delle invenzioni. Sembra incredibile, ma stavolta capita perfino di annoiarsi. Capita anche a Spielberg. C’è più mestiere che meraviglia. O per dirla in un altro modo, c’è più il produttore che il regista”.
Leggermente appesantito da un eccesso di parole e di spiegazioni, la sceneggiatura firmata da Melissa Mathison s’incentra tutto sulla relazione, calda e tenera, tra la piccola Sophia e il timido GGG, sul legame che si forma fra di loro, sulla loro capacità d’imparare l’una dall’altro. Più di ogni oltre altra cosa, su un’amicizia che li farà attraversare mondi, catturare sogni, rischiare la vita e finire a colazione con la Regina d’Inghilterra.

Giunti alla corte della inglese, la storia e il film prendono finalmente quota, con una sostanziosa iniezione di ritmo e ironia (seppur sui peti della regina). Il Potere e i suoi protocolli , qui presenti nella loro forma più benevola, devono piegarsi alle ragioni dell’immaginazione di una ragazzina accompagnata da un gigante. D’immaginazione e fantasia ce n’è tanta e, forse, il film non riesce a tenere il suo passo, ma senza dubbio restano la bella storia di amicizia e quei momenti magici in cui Spielberg sembra quasi evocare il mito del proprio cinema.

PRO: bella storia per sognare, grande prova di Mark Rylance nei panni del GGG tramite perfomance capture

CONTRO: A tratti lento con dialoghi troppo densi

TEMI: fantasia, amicizia, formazione

VOTO: 7