affare di famiglia

La famiglia è un dono. Lo si sa e lo si dice, con convinzione pure. Anche quando è imperfetta, quando ci sono difficoltà o «pesi» da sopportare la si desidera e le si attacca il cuore. Capita però che, per ragioni diverse, si venga privati di tale «fortuna», ma la si continui a sognare e cercare nonostante tutto. Qualche volta la si «ricrea» come il caso di Osamu, che si arrabatta in piccoli furti nei supermercati, insieme al «figlio» adolescente, con il quale rientrando a casa condivide la refurtiva insieme alla «moglie», alla «nonna» e alla «nipote»: ovvero «la famiglia Shibata». Un nucleo di persone che «a fatica» vivono insieme nella loro piccola e umile dimora. Ciascuno con la loro storia alle spalle e che «il bisogno» (destino?) li ha fatti incontrare. Un giorno giunge pure un deliziosa bimba di cinque anni che arriverà, oltre che a rubare l’affetto di tutti, a sconvolgere il già precario ménage familiare. Hirokazu Kore-eda, che abbiamo conosciuto per «Father and Son», «Little sister» e «Ritratto di famiglia in tempesta», torna su uno dei temi a lui caro e ne fa, di nuovo, una storia del tutto interessante. Cos’è una vera famiglia? La si eredita o la si sceglie? Che cosa la tiene unita e cosa la sfalda? Un approccio interessante, con riferimento alla cultura giapponese, ma che riguarda anche l’Occidente. Non per nulla «Affare di famiglia» ha vinto la Palma d’Oro all’ultimo festival di Cannes. I piani emozionali sono qui ribaltati: ciò che fa rabbia «intenerisce» e ciò che, invece, dovrebbe rincuorare fa accrescere la tensione. Un racconto raffinato, pieno di sorprese, carico di domande che restano in fondo, forse, sospese. Una luce diversa, potremmo dire, sui sentimenti. Anche se l’amore, in fondo, cerca sempre una dimora. Nonostante tutto. C’è molto su cui riflettere.

Temi: famiglia, povertà, disagio, sentimenti, relazioni, genitorialità, desideri, felicità.