girl

«Tu sei già quello che diventerai». Un’espressione bellissima, e vera, che sentita a quindici anni può dare un enorme piacere specialmente se desideri diventare una grande ballerina e soprattutto «donna» quando sei nato in un corpo da uomo che non senti tuo e che vorresti assolutamente cambiare. Questa è Lara (Victor Polster, ballerino dell’accademia di Anversa), un’adolescente belga, trasferitasi con padre e fratellino vicino alla scuola di danza più importante del Paese per realizzare il suo sogno. La famiglia sa, accetta e accompagna «la figlia» che vive tutto il dramma della giovinezza che vede il proprio corpo crescere e trasformarsi in quello che la «natura» non ha predisposto. Un dramma a tutto tondo con al centro un racconto di formazione «particolare», ma ben costruito cinematograficamente.

La metafora della danza, dove la fisicità è messa al centro con tutte le fatiche che conosce chi sa cosa vuol dire seriamente «ballare», non può che risultare felice. Le lunghe sequenze di danza e la camera addosso alla protagonista ne fanno un’opera di sicuro impatto (non sarà difficile accostarlo al cinema dei fratelli Dardenne).

Premiato all’ultimo festival di Cannes con la «Camera d’or», «Girl», dell’esordiente regista fiammingo Lukas Dhont, si ispira a una storia vera.

Il tema è complesso, ma il percorso narrato dell’accettazione e della lotta di Lara è la medesima di molti ragazzi di oggi (e di sempre), con i loro desideri e i loro sogni. Un film sfrontato, provocatorio nonché crudo, ma di forte empatia con chi nel fiorire della vita cerca il «proprio» posto nel mondo. Dunque un fatto, senza alcun pregiudizio. Da cineforum.

Temi: adolescenza, ballo, gender, corporeità, trasformazione, accettazione, lotta, famiglia, scuola.