Gianluca Bernardini racconta il film Non ci resta che vincere. Una pellicola che ci interroga con il sorriso sulle labbra, sulla nostra condizione di «normalità».

di Gianluca Bernardini

non ci resta che vincere

Ci sono storie che interrogano sulla loro necessità di essere raccontate, perché a volte disturbanti oppure già viste o perché addirittura assai furbe, tanto da essere sfruttate.

Una di queste è senz’altro quella narrata sullo schermo in «Non ci resta che vincere» (il titolo originale «Campeones» è assai meglio), una commedia di Javier Fesser, campione d’incassi in Spagna. Il film, infatti, narra la storia del burbero Marco Montes (Javier Gutiérrez), allenatore in seconda di una squadra professionista di basket che, sorpreso alla guida in stato di ebbrezza, si trova costretto a prestare i servizi sociali per allenare nel medesimo sport un gruppo di persone con deficit mentale. Se all’inizio sembra una punizione insostenibile, in seguito il «coach» si troverà a vivere una di quelle «felici costrizioni» che gli cambieranno per sempre la vita, con tanto di risvolti personali del tutto positivi.

Tra gag davvero divertimenti e scene da sincera commozione, il lungometraggio mette in dubbio però il progetto: non si tratta di una pura operazione commerciale «stonata» e di sfruttamento? Ad alcuni potrebbe suonare «disturbante», ma forse è proprio questo l’intento del film: quello di interrogarci, con il sorriso sulle labbra, sulla nostra condizione di «normalità», sapendo che gli attori in scena (alcuni davvero simpatici e straordinari) sono realmente disabili, scelti su un casting di 500 candidati e sostenuti da numerose associazioni che hanno aiutato la produzione nella stessa selezione.

Sono, poi, gli inserti delle loro storie personali che «rompono» il racconto, che qua e là sa di «déjà vu», a dare un tocco di originale freschezza fino a togliere ogni possibile tabù, perché in fondo lo spettatore è cosciente che si trova a ridere «con loro». E ciò fa la differenza. Tanto che l’Accademia del cinema spagnolo ha scelto (forse esagerando) «Campeones» come candidato agli Oscar per il miglior film in lingua non inglese. Semplicemente da vedere.

Temi: disabilità, sport, basket, integrazione, squadra, gruppo, sostegno, servizi sociali.