Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia arriva in sala Martin Eden di Pietro Marcello.

Di Gianluca Bernardini

Martin Eden

A Napoli, piuttosto che in California come nel romanzo omonimo di Jack London (1909), Martin Eden (un grande Luca Marinelli), marinaio senza cultura, per un fortuito caso, viene a contatto con l’alta borghesia partenopea.
Lì incontra la bellissima Elena (Jessica Cressy) che non solo gli ruberà il cuore, ma sarà la «pedagoga» che gli tirerà fuori quello scrittore che, forse, mai prima d’ora avrebbe immaginato di essere.
Un percorso lungo e faticoso, dentro un contesto di lotta e resilienza per realizzare il proprio sogno, fatto anche di illusioni fino a rasentare la pazzia. Influenzato dall’intellettuale Russ Brissenden (Carlo Cecchi), il giovane si avvicinerà ai circoli socialisti da cui però prenderà pure le distanze per essere libero nel pensiero e nelle parole. Pietro Marcello (lo ricordiamo per «La bocca del lupo»), inserendo parte di girato della storia del ‘900 (troppa?), costruisce così un racconto di tutto rispetto, che intercetta pure, in fondo, i nostri tempi.
Una riflessione messa sulla schermo che parla di vocazione, desiderio, resilienza, ma anche di libertà, società, lotta di classe nonché, forse, dello stato dell’arte che contamina, e allo stesso ne è contaminata, il «modus vivendi» e lo sguardo sul mondo che ci circonda. Presentato con successo all’ultimo festival di Venezia, il film del regista casertano colpisce per la profondità del racconto (bella anche la fotografia), capace di scardinare ogni logica. Come del resto afferma «la voce off»: «Lo scrittore Martin Eden non esiste. È un frutto delle vostre menti, quello che avete davanti è un malandrino, un marinaio… io non sono un mito, è inutile che ci provate, a me non mi fregate… a me non mi fregherete mai!».
Da vedere.

Temi: vocazione, scrittura, parola, libertà, socialismo, ’900, lotta di classe, rivoluzione industriale, resilienza.