In sala 1917 di Sam Mendes, candidato a 10 premi Oscar. Un unico piano sequenza, per un film importante sull'insensatezza della guerra

Di Gianluca Bernardini

1917 fuoco

«La prima volta che ho capito cos’è una guerra è stato quando mio nonno mi ha raccontato la sua esperienza della prima guerra mondiale. Ma questo film non esplora la storia di mio nonno bensì lo spirito che la permeava, gli eventi vissuti da quegli uomini, i loro sacrifici, cosa voleva dire credere in qualcosa che andava al di là di se stessi».

Scrive così il regista Sam Mendes a proposito del suo «1917», già vincitore di ben due Golden Globe e candidato ai prossimi Oscar. Un’opera che certamente rimarrà nella storia del cinema, almeno per come è stato girato con quel suo lungo piano sequenza (o quasi) che verrà più volte visionato e studiato dagli addetti ai lavori. Grazie al grandioso direttore della fotografia Roger Deakins (già premio Oscar con «Blade Runner 2049»), al grande pubblico che vedrà il film al cinema (sennò dove?) parrà di trovarsi insieme ai due protagonisti a vivere la medesima esperienza in trincea, provando le stesse emozioni, nonché le sensazioni di chi ha come unico scopo quello di porre fine ad un inutile ulteriore spargimento di sangue.

Il messaggio consegnato dal generale inglese ai caporali Schofield (George MacKay, che ricordiamo in «Captain Fantastic») e Blake (Dean-Charles Chapman, famoso per «Il trono di spade»), dell’8° Battaglione, è quello di raggiungere il contingente dei Devon nel fronte tedesco, precisamente nella Linea Hindenburg, per impedire un’ulteriore strage di commilitoni, in una guerra come quella che dal 1915 al 1918 vide sedici milioni di morti tra soldati e civili.

Un’ecatombe «inutile», come del resto ogni conflitto, che portò non solo dolore e morte per i vinti, ma anche per i vincitori. Uomini, pure giovanissimi, tra cui i Sikh, buttati allo sbaraglio (Mendes utilizza circa cinquecento figuranti per rappresentare ogni condizione dei soldati), che lo spettatore insegue «lungo la linea» con l’ansia che qualcosa possa sempre accadere dietro l’angolo. Perché la guerra è guerra e ha le sue regole, anche se illogiche e ingiustificabili, che per chi è dentro sono solo da rispettare fino alla fine. Da vedere, non soltanto per un puro esercizio di stile.

Temi: guerra, lotta, destino, obbedienza, amicizia, patria.