Il film di apertura della settantasettesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia arriva in sala dopo un'anteprima di successo aperta al pubblico.

di Gianluca Bernardini

lacci

«Per stare insieme bisogna parlare poco, tacere tanto». Così si esprime Aldo (da giovane interpretato da Luigi Lo Cascio e poi maturo da Silvio Orlando) parlando con la moglie Vanda (Alba Rohrwacher e poi Laura Morante), dopo un matrimonio che dura da trent’anni, entrato in crisi negli anni ’80 quando i figli erano ancora piccoli e Aldo, speaker radiofonico a Roma, si era innamorato della giovane Lidia prendendosi una lunga pausa da casa. Una famiglia come tante altre, con un padre piuttosto assente per lavoro e una madre oltremodo ansiosa che, dopo la scoperta del tradimento, vuole far di tutto per mantenere fede a «quel patto» di non lasciarsi mai.
Una relazione complessa e dolorosa, narrata nel romanzo omonimo di Domenico Stornone che, insieme a Francesco Piccolo, confeziona la sceneggiatura del film di Daniele Luchetti che ha aperto l’ultima mostra del cinema di Venezia. «Lacci» narra così un legame sofferto che dura una vita, con tutti quegli oscuri risvolti psicologici che rileggiamo dopo tanti anni nei figli, divenuti grandi (interpretati da Adriano Giannini e Stefania Mezzogiorno), nutriti di rabbia per quello che un tempo non hanno potuto, o forse non sono riusciti, a esprimere.
Una storia, piena di rimorsi, bene confezionata che lascia, però, dell’amaro in bocca. Se da una parte giustifica certi comportamenti e le colpe (inconsapevoli?) delle famiglie d’origine, dall’altro induce a pensare che probabilmente per stare insieme forse è meglio parlarsi molto e, magari, farlo onestamente. Anche la vendetta, seppur leggera, può sembrare solo una soluzione apparente.

Temi: matrimonio, famiglia, crisi, tradimento, dolore, dialogo, relazione, legami.