I cinema sono chiusi, ma abbiamo ancora negli occhi i ricordi di "i Predatori", film di Pietro Castellitto nelle sale poco prima dello stop. Un'opera imperfetta, ma sicuramente interessante per la voce giovane (ma non freschissima) che propone questo bizzarro viaggio in due italie.

di Gianluca Bernardini

Predatori

Ci sono due compleanni al centro di I Predatori, scritto e diretto da Pietro Castellitto (figlio d’arte di Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini).
Il primo è quello della famiglia benestante Pavone (un cognome che parla); il secondo è dei Vismara, una famiglia dalle inclinazioni neofasciste e strettamente legato alla criminalità organizzata. Le due storie, pubbliche e private, si intrecciano innescando una serie di eventi dai risvolti potenzialmente tragicomici. Sono due mondi di apparenza, di usanze insensate e di ricerca di una felicità artificiale che porta alla perenne inadeguatezza rispetto alla vita vera.
Non è un caso quindi che il film inizi e si chiuda con l’immagine del fumo negli occhi dello spettatore. Quello che stiamo vedendo è un film nel film (che un personaggio sta girando) o è la realtà? Quello che è certo è che le grandi passioni umane sono così amplificate da diventare il centro della storia. Castellitto osserva con occhio cinico gli amori per convenienza, l’ambizione allo status quo, i rituali della criminalità (così simile all’alta borghesia).
Federico, uno dei protagonisti, è un ricercatore universitario ambizioso. Studia Nietzsche e vuole prendere parte alla riesumazione del corpo del filosofo. Una bramosia di fisicità, di corpo e di realtà in contrasto con una società priva di Dio e di ideali “altri” rispetto alla sfera terrena. La sceneggiatura è stata premiata nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia ed è facile capire perché: il tono frizzante genera alcune scene memorabili, come la rivolta dei giovani al pranzo di famiglia. Ma al film manca la “pars construens”. Dopo avere demolito cinicamente la vecchia generazione non è infatti in grado di costruire una prospettiva convincente per chi dovrà ereditare questo mondo. Manca quindi la forza giovanile di rialzarsi e reagire, di andare oltre la semplice insoddisfazione. Restano, a fine visione, alcune domande però importanti: chi sono i predatori di oggi? E che cosa stanno depredando? Da recuperare alla riapertura dei cinema.

Temi: generazioni, futuro, genitori, criminalità, lavoro, università, rivoluzione, rabbia.