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Parlano le Sale della comunità

Don Bernardini nuovo presidente nazionale Acec: "si riparta dal dialogo con il territorio"

Di Gabriele Lingiardi

Don Gianluca Bernardini

Don Gianluca Bernardini, eletto il 15 gennaio nuovo Presidente dell’Associazione Cattolica Esercenti Cinema, parla ai volontari dei Sale della Comunità della Diocesi per per iniziare un dialogo che durerà per i prossimi quattro anni dell’ACEC.

PUBBLICATO lunedì 25 gennaio 2021
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    Quali saranno i tratti distintivi della nuova presidenza?

    Prima di tutto la ricerca di un dialogo e una conoscenza reciproca con tutte  le 13 realtà territoriali che compongono l’Acec Nazionale. Certamente una collaborazione stretta con la segreteria generale e il direttivo che mi affiancherà in questo mandato di quattro anni. Senza dimenticare tutto il lavoro e il contatto con le istituzioni, le associazioni di categoria  he operano nel medesimo campo. In tre parole: dialogo, collaborazione e comunione. Mi pare che in questo tempo più che mai ci sia chiesto questo per operare al meglio in favore delle nostre realtà. 

    Quali sfide si trova ad affrontare l’Acec oggi?

    Prima di tutto la sfida più grande sarà la riapertura delle sale, prevista per il prossimo marzo. Non sarà facile riportare il pubblico in sala, ma credo molto nell’operosità e fantasia dei nostri volontari, sostenuti dal lavoro dell’associazione stessa, i quali faranno di tutto perché la sala torni ad essere un vero presidio culturale di riferimento per ciascun territorio. In secondo luogo occorrerà lavorare molto sulla sostenibilità. I ristori sono arrivati, i bandi hanno portato fondi importanti, ma le sfide non finiscono e occorre tenere alta l’attenzione nei confronti delle istituzioni perché promuovano politiche favorevoli perché le nostre sale restino forti e attive anche in futuro. Credo che il 70esimo celebrato recentemente abbia dimostrato ampiamente a tutti quello che siamo. Ma questo non è più il tempo per accontentarsi. É la situazione stessa che ce lo impone. In ultimo, ma non perché meno importante, promuovere la nostra peculiarità che ci caratterizza: siamo sale della comunità, siamo sale polifunzionali. Su questo credo che abbiamo molto ancora da lavorare e investire. Talune realtà hanno piena coscienza e fanno scuola. Altre, forse, hanno bisogno di compiere qualche passo in più in questa direzione e il mio desiderio è quello di affiancarle e camminare insieme. Senza dimenticare quell’aspetto pastorale per cui sono nate a fianco delle comunità cristiane. Un valore che non deve venire meno.

    Fare parte dell’ACEC significa dare molto per la cultura. Ma cosa ti ha restituito in questi anni?

    Conosco l’Acec da tanto. Ho investito tempo, studio, energie e lavoro in questi ultimi dieci anni, ma non solo. L’esperienza maturata in associazione nazionale, come direttore delle rivista e collaboratore di tanti progetti pastorali, mi permette di entrare in un mondo che mi è familiare e a cui voglio bene. Anche il lavoro come presidente dell’Acec diocesana, insieme al direttivo e ai miei collaboratori che ringrazio, mi ha permesso di guardare in faccia alla realtà con molta verità. So che non mancheranno certo le difficoltà, ma se c’è una cosa che mi ha restituito l’Acec è stata la possibilità di entrare in contatto con tanta gente che ama veramente quello che fa in nome non solo della cultura, ma di una “passione” che nutre mente, anima e cuore. In questo senso ho incontrato tanti testimoni e ne sono immensamente grato.


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