di Federica VERNO'

Ha usato la metafora della luce il cardinale Dionigi Tettamanzi per indicare il senso dell’essere “Sala della Comunità”.
La luce, quella della Parola di Dio, che, attraverso il proiettore, raggiunge ogni cuore. Lo schermo, immagine dell’operatore, si fa parlante e si rivolge ad ogni cuore, di chi frequenta la parrocchia, di chi, credente, va in Chiesa e di chi non ci va. A tutti la missione delle Sale delle comunità deve rivolgersi.
E’ questo l’invito che l’Arcivescovo ha rivolto ai 120 direttori di sala e volontari presenti sabato al cinema “Gnomo” di Milano. Accolto con un applauso tanto spontaneo quanto scrosciante, Tettamanzi si è rivolto loro esortandoli a diffondere «la luce dell’arte, luce che è indispensabile per capire il senso della vita».
Non semplici sale cinematografiche ma veri e propri luoghi di cultura, di “catechesi culturale”.

Tre gli aspetti che il Cardinale ha sottolineato come caratteristici delle Sale della Comunità.
Anzitutto devono essere luoghi che sappiano offrire l’occasione di una pausa ristoratrice nelle giornate faticose, coniugando con sapienza fede e cultura attraverso il linguaggio cinematografico, teatrale e musicale.
Il cardinale Tettamanzi ha raccomandato agli operatori della Sala della Comunità di essere attenti al dialogo: «anzitutto con la parrocchia e il decanato, dei quali dovete essere parte attiva, poi in costante rapporto con il territorio, offrendovi come luogo di incontro non solo per chi partecipa alla vita della parrocchia ma anche per chi non vive la comunità, andando oltre i confini ecclesiastici».
Terzo aspetto raccomandato dall’Arcivescovo di Milano è stato quello della formazione di chi opera nelle Sale, un invito che ha trovato immediato riscontro nella seconda parte dell’incontro che ha segnato l’avvio della riflessione sul tema che verrà portata avanti nei prossimi mesi.

Concludendo, il cardinale Tettamanzi ha invitato i volontari a «non scoraggiarsi se non tutto pare avere subito dei frutti» sottolineando come «anche un’opera che pare inizialmente senza frutti nel tempo, se guidata dall’amore e per l’amore, diventa feconda.