di Gianluca BERNARDINI

Sdaraiati

A volte vorresti proprio ucciderli per come sono, come fanno e cosa dicono. Altre, raramente, sembrano pure intenerirti. Chi? Gli adolescenti. Questi «enigmi umani» con cui molti genitori e adulti sono chiamati a convivere per un tempo della loro vita che, oltre a mettere in crisi, sembra non finire mai. Così appare pure l’esistenza di Giorgio Selva (Claudio Bisio), famoso conduttore televisivo, separato e padre di Tito (Gaddo Bacchini), che vive nel ricco e moderno quartiere di Porta Volta, nella Milano del futuro, quella che la ex moglie, architetto odia. A lui il compito difficile del genitore che cerca in tutti i modi di stare vicino al figlio diciassettenne che, insieme alla banda di amici «svalvolati», incarnano pienamente «la generazione da divano». Tratto dal libro, con titolo omonimo, di Michele Serra, «Gli sdraiati», Francesca Archibugi mette in scena il mondo di queste famiglie cosiddette «disfunzionali»: alla fatica di riconoscersi e amarsi per «quello che si è», prendono il sopravvento «i non detti» dei ragazzi (non parlano, appunto) e i sensi di colpa degli adulti (come da prassi). Un quadro piuttosto «pesante» (nel senso, «di peso») e allo stesso tempo «fine» che, attraverso le molte sfumature registiche, illumina le falde di questa nostra società che vede sempre più messa in crisi la figura degli «educatori» chiamati a fare i conti con un’età che sfugge velocemente dentro un contesto culturale in continua evoluzione. Tra insicurezze, fragilità, tentativi vari, tra cui tenerezze respinte o ricercate, il film pone più domande che risposte. Sono tutti così? Si può fare meglio? Esiste una via d’uscita? Forse i nonni (come anche in «Tutto quello che vuoi» di Francesco Bruni) avrebbero qualcosa da suggerire. Senz’altro un po’ più di coraggio, da parte di tutti, non guasterebbe.

Temi: adolescenti, adulti, educazione, genitori, figli, amicizia, amore, senso di colpa, generazioni.