Storia surreale di un nuovo e lieto inizio per un Paese diviso tra miseria e nobiltà

di Gianluca BERNARDINI

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Ci sono film che solo per il cast degli attori andresti immediatamente a vedere. L’ultima opera di Silvio Soldini, «Il comandante e la cicogna», è uno di questi. Una vera prova corale, quella del noto cineasta originario del Canton Ticino, che sembra tornare alla delicata poesia di «Pani e Tulipani», ma che in realtà in questa sorta di «favola» (una commedia riuscita?) arriva a parlare nel nostro «bel Paese» in questo tempo di crisi. Leo (il talentuoso Valerio Mastandrea), idraulico vedovo della bella moglie Teresa (Claudia Gerini) che come un «caro fantasma» ogni notte gli fa visita, si barcamena tra il lavoro e i suoi due figli, gli adolescenti Elia (Luca Dirodi), l’«amico della cicogna», e Maddalena (Serena Pinto), l’inconsapevole e addolorata protagonista hard sul web. Diana (Alba Rohrwacher in una veste inedita) è un’artista incompresa che non riesce a racimolare i soldi per pagare l’affitto all’eclettico e colto moralizzatore Amanzio (l’ottimo Giuseppe Battiston) che sembra, a sua volta, essere l’unico a comprendere il giovane e stralunato Elia. Leo e Diana si incontreranno per avverse vicende nello studio del «viscido» avvocato Malaffano (l’estroso Luca Zingaretti), immischiato in storie di ordinaria corruzione, occasione provvidenziale per un nuovo e lieto «inizio». A rendere ancora più surreale l’intera vicenda ci penseranno le statue «parlanti» di quest’anonimo contesto urbano (una Torino e Milano fuse insieme): Garibaldi, Leopardi, Leonardo e il fantomatico cavalier Cazzaniga, voci della coscienza di un Paese sempre più diviso tra la sua «miseria e nobiltà». Tra il serio e il faceto, tra il reale e il fantastico Soldini sembra dipingere sullo schermo un’Italia emblema del nostro tempo. Se non sempre il tutto però sembra lineare e funzionare bene a livello narrativo, nonostante la scrittura di Doriana Leondeff e Marco Pettenello, gli ingredienti per una riflessione sul «dove stiamo andando», dopo un’amara risata, ci stanno tutti: chi si salverà e ci salverà alla fine? Se sarà una cicogna non lo sappiamo, ma anche questa volta nessuno potrà dire che la speranza è stata uccisa.