Nena compie gli anni. La famiglia si riunisce a casa sua per festeggiarla: ci sono i figli Vito e Caterina, con i rispettivi compagni, la cugina Isabella e la piccola nipote Alma. Tra gli ospiti anche un pavone, Paco, che spicca il volo dal balcone e cade ferendosi gravemente.

Di Gabriele Lingiardi

Il paradiso del pavone

Quello fatto dalla regista Laura Bispuri è un ritratto di famiglia -come da lei stessa dichiarato- “in cui tutti si parlano ma dove nessuno si ascolta davvero”. Un nucleo allargato e pure disfunzionale che, come il grande cinema insegna, ha spesso una personalità così forte che non può essere contenuta nella prigione delle buone maniere e delle frasi fatte. Così, senza che scoppi mai la tensione con urla e lacrime (scelta insolita per il cinema Italiano medio borghese ma apprezzabile), pian piano si scoprono segreti e desideri sopiti.

“Il paradiso del Pavone” è una sfilata di personaggi fragili, messi in crisi da un piccolo evento simbolico come la voglia di fuga dell’animale. Il cast, ben nutrito di talenti, recita senza energie, come se i personaggi fossero sfiniti dal dover apparire costantemente come gli altri se li immagino. Inondato da una costante luce caldissima, il film è in realtà freddo. Ricorda quasi la poetica dell’alienazione di Antonioni, dove le città e i bellissimi edifici erano un contenitore di solitudini.

Genitori che non sanno affrontare gli imprevisti della vita, e quindi incapaci di crescere i figli, amanti che non sanno amare, anziani che della loro età hanno conservato solo l’asperità, perdendo il fragile abbandono della saggezza. Solo Alma, la bambina, assomiglia a una persona vera. Perché lei, alla scoperta del mondo, si lascia attraversare dalle emozioni senza opporsi, è spontanea e senza filtri. La colonna sonora tagliente e invadente aiuta a capire la sofferenza di chi ha sempre nascosto il proprio posto nel mondo.

Non è quindi un film di personaggi esemplari, men che meno sul valore della famiglia. Semmai Laura Bispuri cattura con mano ferma tutti i fattori esterni e interni che stanno sgretolando nella nostra società quel senso di scopo comune tra persone. Siamo tutti pavoni, chiusi nei nostri problemi di cui inconsapevolmente andiamo anche fieri e dentro cui ci crogioliamo. Non c’è possibilità di volare via. Perché l’unica soluzione è restare, comunicare, guardarsi in faccia, capirsi, e infine provare a vivere.

Temi: famiglia, alienazione, incomunicabilità, rapporti umani, perdita, ricerca dell’amore, voglia di fuga