Gianluca Bernardini racconta La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi (che ricordiamo per «Fiore»), tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano.

di Gianluca Bernardini

La paranza dei bambini

Ci sono luoghi in cui cresci dove dell’aria che ti «si appicca» addosso non puoi farne meno. Perché li hai così assunti, nel bene e nel male, fino a diventare parte di te, della tua essenza e della tua stessa persona. Anche quando vorresti, forse, mutare il corso degli eventi e la storia pare sempre ripetersi pur cambiando i soggetti coinvolti. Come accade del resto a Nicola (Francesco Di Napoli, perfetto nel ruolo come tutti gli altri protagonisti scelti sul posto) e ai suoi amici, nati e cresciuti nel rione Sanità di Napoli.
Quindicenni, affascinati dai poteri forti, dai soldi facili nonché dall’immagine da tenere. Non hanno paura né del carcere, né della morte perché così è la vita di chi abita in zone come quelle dove ti è chiesto di diventare grande il più in fretta possibile anche quando non vorresti, perché ci sono gli amici con cui ancora ti potresti divertire spensieratamente, la ragazza con la quale poter far volare le palpitazioni del cuore e un padre da sostituire, perché ammazzato o in carcere.
Di questo parla «La paranza dei bambini» di Claudio Giovannesi (che ricordiamo per «Fiore»), tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano (qui co-sceneggiatore), presentato in concorso all’ultimo festival di Berlino con grande consenso di critica e di pubblico. Più che un racconto di formazione, il film parla delle scelte irreversibili dei ragazzi di strada che vivono in contesti difficili, dove possedere e maneggiare un’arma decreta l’appartenenza alla schiera dei più forti.
Qui non si parla di educazione, non c’è scuola, non c’è cultura. A vincere sembra, purtroppo, essere la violenza, anche quando per contrastarla alla fine si ricorre sempre e solo alla violenza. Napoli, ma potrebbero essere benissimo altre città del mondo, diventa semplicemente il teatro per una messa in scena perfetta. Ferita e pur sempre bella, «laboratorio – come ci ricorda lo stesso Saviano – a cielo aperto, attraverso cui guardare ciò che sta accadendo, in questo preciso istante agli adolescenti nelle periferie di Berlino, di Parigi, di Londra, di Johannesburg, di New York, di Città del Messico». Un monito importante a cui, forse, prestare molta attenzione. Da vedere.

Temi: Napoli, violenza, adolescenza, gang, criminalità, amicizia, amore, periferia, lotta, morte, vita.