Arriva in sala Piccole donne di Greta Gerwig. Nella rubrica Con altri occhi, proviamo a dare indicazioni agli animatori di sala e ai responsabili dei cineforum per presentare il film al pubblico.

Di Gabriele Lingiardi

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C’è una piccola rivoluzione in atto a Hollywood, nata dal più grave scandalo sessuale che l’industria cinematografica abbia mai visto (quello del #MeToo e di Harvey Weinstein), e tutt’ora in cammino. La strada da fare è ancora molta, come dimostrano le denunce che ancora arrivano ai media (e in tribunale) e la fatica con cui le donne continuano ad affermarsi nei ruoli più importanti della filiera. L’industria di Hollywood, come sempre accade quando viene accusata di mancata rappresentazione di minoranze (si veda gli #OscarSoWhite di qualche anno fa), reagisce ponendo i riflettori sul problema e alimentando (ipocritamente secondo alcuni) il dibattito. Una sorta di “ok, abbiamo capito il messaggio”.  

Per questo motivo Piccole donne di Greta Gerwig è più di un semplice (ennesimo) adattamento del successo di Louisa May Alcott, ma un film che rappresenta con orgoglio l’emergere di un nuovo cinema fatto da donne per il grande pubblico.

Piccole donne è quindi un film orientato verso il futuro, per molti versi politico, di cui c’era tanto bisogno. Per questo motivo era un osservato speciale da parte della critica, che ha ripagato le aspettative.

Greta Gerwig, un astro nascente.

L’attrice, scrittrice, e regista Greta Gerwig è una delle promesse del cinema statunitense. Partner di Noah Baumbach (Storia di un matrimonio) Greta si sta emancipando velocemente da questo fastidioso status subalterno imposto dai tabloid. Con soli due film all’attivo è considerata infatti a pieno titolo un’autrice. Ladybird, il suo primo successo, fu una folgorante storia di formazione dai tratti autobiografici che si fece notare nella stagione dei premi.

Piccole donne non è un film così sentito e personale come Ladybird, ma riesce a comunicare in ogni fotogramma un senso di importanza e di gravitas da “film della vita” per la regista. Curatissimo in ogni suo dettaglio, dalla fotografia ai costumi, cerca di alternare atmosfere e stati d’animo con la massima rapidità possibile. Salta infatti avanti e indietro nel tempo (mentre il libro della Alcott è lineare) per mettere in contrasto diversi momenti nella formazione delle ragazze. Non sempre questo “gioco di prestigio” riesce, saltuariamente lo spettatore potrebbe restare confuso, e l’evoluzione di qualche personaggio risulta troppo abbozzata. Tranne in una scena, in cui il rapido accostamento di due piani temporali ha una notevole forza emotiva. Gerwig ha in ogni caso successo nel sul campo di gioco più importante: quello dove si racconta una piccola epica famigliare, che si fa storia universale di affetti e amori.

Al centro della casa

La cinepresa fa un ottimo lavoro nel rendere quadrimensionali gli ambienti. Grazie ai movimenti di macchina e all’accurata scelta dei punti di posizionamento della cinepresa, Gerwig ci porta all’interno degli edifici e in mezzo ai personaggi. Ci si sente “di troppo”, osservatori indiscreti di eventi privati. È propri grazie a questa cura che riusciamo a sentire vivi i personaggi e ad affezionarci ad essi. La storia procede con un ritmo regolare, per la sensibilità di qualcuno forse anche con un ritmo troppo lento, che potrebbe però andare avanti per molti più minuti di quelli concessi al film. C’è l’atmosfera delle migliori serie tv, quelle che coinvolgono e portano per mano chi guarda in un vero e proprio viaggio.

Un cast d’eccezione per un film di serie A

Dal punto di vista del product value Piccole donne è incredibile a partire dal cast. Saroise Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, Eliza Scanlen, Laura Dern, Meryl Streep sono simbolo del meglio delle attrici contemporanee. Alle vecchie glorie (Streep e Dern) si uniscono giovani affermate (Ronan, Watson) e promesse del futuro (Pugh la vedremo in Black Widow, Scanlen ha dato una grandissima prova in Babyteeth). A loro si affiancano Timothée Chalamet (noto per Chiamami col tuo nome) estremamente apprezzato dai più giovani, Louis Garrel (doppiato ahimè in modo bizzarro), e i veterani Chris Cooper e Bob Odenkirk. Un film di attori, che riesce a vincere proprio sotto questo aspetto, dove non poteva sbagliare. La messa in scena è ottima, la fotografia pastello descrive bene l’atmosfera calda del film.

Piccole donne è quindi un ottimo film da proporre nelle sale di comunità, per un pubblico dal target altissimo: dai più giovani (18 anni, soprattutto ragazze) fino a un pubblico più alto di età (50). Sono soprattutto le nuove generazioni che possono essere attratte dal film, non avendo (probabilmente) visto i precedenti adattamenti e grazie a un cast a loro molto famigliare. In caso di cineforum il film può essere ben raccontato nei tanti temi come la famiglia, l’amore, la crescita, la gentilezza e la solidarietà tra classi sociali.
Da vedere. Per tutti.