di Gianluca BERNARDINI

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Bastano i primi minuti del film per inquadrare sufficientemente il protagonista dell’ultimo film di Eric Toledano e Olivier Nakache che dopo il successo di «Quasi amici» tornano in sala con una storia sociale con svolte, stavolta, romantiche. Samba (il già noto Omar Sy, in una versione più poliedrica) è, infatti, un clandestino senegalese che lavora nelle retrovie (ultimo tra gli ultimi) di un ristorante di lusso come lavapiatti, con la speranza di poter un giorno avanzare di carriera. «Pescato» però dalla polizia, deve ritornare al più presto nel suo Paese. Nel centro di smistamento incontra Alice (Charlotte Gainsbourg) che per curarsi dallo stress lavorativo opera come volontaria per un’associazione che si prende cura degli immigrati. Tra i due nasce una simpatica intesa che nel susseguirsi degli eventi diventa sempre più una conoscenza complice, carica di umanità, rispetto, affetto e reciproco aiuto (tutti e due ne hanno bisogno) in una Francia che da una parte sfrutta queste presenze e dall’altra sembra ostacolarne una perfetta integrazione. Non per niente il film è tratto da un romanzo dal titolo alquanto significativo «Samba puor la France» di Delphin Coulin. Se, dunque, la vicenda sembra, tra varie peripezie e scontri, soffermarsi su quest’incontro «salvifico», essa non si dimentica del dramma sociale di chi lascia la propria terra per cercare un futuro «migliore». Una questione più che «moderna», con la quale la nostra coscienza (anche civica) si scontra, si interroga e ci domanda di prendere una posizione. Se, dunque, in «Quasi amici» potevamo averne intuito il fine, tra una risata e l’altra, qui i registi «affondano il coltello», senza, però (purtroppo), anche questa volta, farci troppo male.

Temi: immigrazione, clandestini, solidarietà, amicizia, amore, salvezza.