di Gianluca BERNARDINI

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Che cos’è in fondo la guerra, se non strazio, dolore e distruzione? Ne conosciamo tutti le conseguenze, poiché, più o meno ogni giorno, i media ci permettono di affacciarci sul dolore del mondo. Eppure la storia non insegna. Anzi, spesso si ripetono i medesimi errori.

D’altronde è lo stesso Ermanno Olmi nel suo ultimo film «torneranno i prati» (titolo scritto volutamente in minuscolo) a ricordarci la frase del pastore Toni Lunardi: «La guerra è una brutta bestia che gira il mondo e non si ferma mai». A cent’anni dall’inizio della Prima guerra mondiale, il grande cineasta lombardo ci riporta indietro nel tempo, in omaggio al padre, per far memoria di un «assurdo» conflitto che vide molti giovani italiani perdere la vita.

Ci troviamo così, una notte, al fronte del Nord-est, in un avamposto al confine con l’Austria, immersi anche noi nella neve tra i soldati (molti sguardi in camera), a riflettere sul loro assurdo destino. Avvolti da parole che pesano come piombo, dietro gli sguardi smarriti di chi si trova vittima di eventi che hanno portato via non solo affetti (le lettere mancate) e speranza (il larice distrutto), ma anche la minima dignità. E se in quel microcosmo si respira quasi un’aria di casa («ci sono momenti in cui questi uomini sono la tua casa»), non c’è nulla che valga più di una foto delle persone care, a cui hai legato per sempre il ricordo e il cuore.

Buio come può essere un conflitto, per lo più in bianco e nero, impregnato di freddo e silenzio, il racconto si snoda con una profondità di sguardo evocativa e quasi meditativa. Complici la fotografia di Fabio Olmi (figlio del regista) e le musiche malinconiche (con la partecipazione di Paolo Fresu), che ci fanno entrare empaticamente nella storia. «Torneranno i prati» mescola i dialetti e la lingua italiana così come intreccia le domande alle stesse risposte dei soldati, che in fondo restano uomini a tutti gli effetti. Anche se «si porteranno dentro la morte che hanno vissuto e non li abbandonerà più», resterà dentro la provocazione più forte (da sempre, del resto) che «se un uomo non sa perdonare, che uomo è?». Per non dimenticare. Mai più.

Temi: guerra, morte, vita, destino, solidarietà, patria, memoria.