Dopo The Tree of Life il regista filosofo Terrence Malick continua con “Voyage of Time” la sua ricerca alle origini del cosmo.

di Gabriele Lingiardi

Voyage of Time

Il film, presentato nel 2016 alla Mostra del Cinema di Venezia e arrivato solo ora in sala è un documentario apparentemente senza trama, ma pieno di immagini incredibili. Come era il mondo prima di noi? Che cosa c’era nello spazio profondo e sulla terra? Per realizzare queste visioni di un tempo antico sono stati usati effetti digitali in sinergia con quelli fotografici (come liquidi ripresi ad altissima velocità per fare le nebulose).

Modalità realizzative a parte, il film si eleva oltre alla semplice funzione informativa riempiendosi di domande. Malick inquadra gli spettacolari ambienti cercando un trascendente, un mistero che è alla base della vita. Che sia questo ciò che chiamiamo Dio? Forse, perché “Voyage of Time” lascia alla sensibilità di ciascuno il dialogo intimo con quello che c’è sullo schermo.

Non è difficile commuoversi di fronte alla meraviglia e al profondo amore per l’esistenza che permeano ogni istante di questa epopea. Con la voce narrante di Cate Blanchett sembra di guardare un quadro di Albert Bierstadt ripreso in altissima definizione dalle cineprese all’avanguardia. Anche se la scena più antica del film risale al 2003, quando il direttore della fotografia Paul Atkins diede inizio alla produzione riprendendo un’eruzione vulcanica alle Hawaii. Il cameraman si avvicinò così tanto che gli si sciolsero le suole delle scarpe.

Uno spettacolo “di prossimità” che può essere goduto appieno solo sul grande schermo nonché uno di quei casi in cui il cinema può essere preghiera. Un contatto con il sublime che è come un canto di gioia in una cattedrale. Un modo per renderci conto di quanto siamo piccoli di fronte agli interrogativi che scienza e fede affrontano quotidianamente e quindi uno strumento per capire anche quanto sia grande il dono della vita.

Temi: cosmo, terra, origini, vita, natura, animali, filosofia, trascendenza, mistero