Il World Wide Web compie gli anni... cogliamo l'occasione per riflettere sulle conseguenze della rivoluzione della rete internet sull'industria dell'intrattenimento

di Gabriele Lingiardi

Cinema e Web

Il 12 marzo 1989 Tim Berners-Lee creava il World Wide Web. Facciamo un balzo di 30 anni. Oggi. Internet è diventato un fenomeno globale, lo portiamo nella tasca sotto forma di smartphone, lo installiamo nelle nostre case “intelligenti” perfettamente integrate alla rete. Quella che sembra una fiaba fatta di inarrestabile progresso è stato in realtà un lungo processo non lineare che ha sconvolto molti settori lavorativi, primo tra tutti quello dell’intrattenimento.
Qual è stato l’impatto del Web sul cinema, e quali saranno gli scenari futuri? C’è una parola che bene riassume anni di adeguamento alla nuova tecnologia: accessibilità. Il film, per usare termini coniati da Francesco Casetti, si è rilocato: è esploso in una molteplicità di spazi e dispositivi mediali. Non c’è più solo la sala, che con la digitalizzazione si legata al concetto di oggetto senza un vero e proprio contenuto fisico, ma una molteplicità di schermi e sguardi. Almeno uno a persona.
Gli operatori Over The Top sono al centro del dibattito sul cinema di domani: metteranno la parola fine rispetto alla storia centenaria della sala cinematografica o si affiancheranno in armonia come è successo con la televisione? In attesa che il tempo risponda a questi interrogativi spetta agli operatori del settore provare a raccogliere gli spiragli positivi di futuro e farli propri. Accessibilità, dicevamo. Internet ha compresso i tempi di attesa: se per prendere un libro un tempo ci si doveva recare in libreria, cercare tra gli scaffali e completare l’acquisto, ora l’operazione può essere svolta in metropolitana con una mano sul cellulare. La stessa cosa avviene con il cinema, generando un forte dibattito attorno alle finestre di sfruttamento dell’offerta cinematografica. 

Ma non è tutto, internet e la digitalizzazione hanno permesso la nascita di una nuova generazione di autori. Basta uno smartphone per girare un film (come dimostra Soderberg con il suo Unsane) e basta una piattaforma YouTube per renderlo pubblico. Le produzioni italiane hanno provato a portare sul grande schermo l’esperienza degli YouTuber senza grande successo. Negli Stati Uniti l’operazione è stata leggermente diversa: molti influencer sono entrati in piccole parti nelle grandi produzioni hollywoodiane, ma scomparendo all’interno di esse, mettendosi in funzione di una storia più grande che poco c’entra con il contenuto del loro canale. Un esperimento simile a quello italiano è stato fatto sulla serialità con Haters Back Off nata da Colleen Ballinger sul suo canale YouTube ed importata su Netflix. Questa resta comunque sostanzialmente una grande terra inesplorata, o esplorata male, che non può restare tale nell’immediato futuro.

Il web è composto da una serie di link che permettono una fruizione non lineare. Anche l’audiovisivo ha iniziato a esplorare questa dimensione. Bandersnatch, l’episodio interattivo della serie di Black Mirror, è in testa a questa nuova tendenza. L’esito? potendo scegliere e guidare la propria storia l’utente viene costretto a una fruizione individuale, così come con le sorprendenti esperienze in realtà virtuale.

La connettività significa anche contemporaneità: internet ha ampliato enormemente il concetto di “diretta”, con un esito positivo per la sala cinematografica che smette temporaneamente il suo ruolo di “casa del film”, ma diventa luogo di fruizione collettiva di un evento (che sia teatro o un concerto o un evento sportivo). È significativo il messaggio che il pubblico dà pagando il biglietto per questi eventi: in un momento in cui la fruizione è ubiqua e individuale, l’evento, la ritualità è ancora imprescindibile.

Quali saranno gli scenari futuri non lo deciderà il web, non lo deciderà la tecnologia, ma la capacità degli operatori culturali di creare nuove strade dove sembrano esserci muri, e imbrigliare ciò che sembra una minaccia in un’opportunità. Non sarà facile ma, conti alla mano, non possiamo che augurare 100 di questi anni a questa magica invenzione.