La riflessione di don Gianluca Bernardini sul ruolo della cultura all'interno dell'operato della Chiesa e su come, in un'ottica pastorale, anche le questioni più scomode del presente non vadano eluse.

Di Gianluca Bernardini

Don Gianluca Bernardini

Ha senso, ancora oggi, che la Chiesa si occupi di cultura? Che valore ha poi concretamente, per la comunità cristiana, che la realtà ecclesiale a cui si appartiene si faccia carico di una proposta culturale?

Domande non del tutto scontate in un contesto che vede la Chiesa impegnata nel cammino sinodale, in un’urgente trasformazione, che tocca non solo l’organizzazione pastorale ma anche le strutture e, probabilmente, le forme stesse delle nostre parrocchie. Le quali, come chiese domestiche, sono chiamate ad accompagnare, sempre in un’ottica di annuncio e fede, i tempi e gli spazi che le donne e gli uomini abitano nell’oggi.

Nasce da qui l’idea di una pastorale della cultura che si incarni sempre più nel presente, dove le questioni, anche più scomode non siano eluse. Un Vangelo che non si fa carne nel presente, secondo quel processo di inculturazione avvenuto nei secoli, non è Vangelo o, meglio ancora, perde quel sapore e quell’attrattiva che da sempre lo contraddistingue. Se da una parte la società odierna appare, a volte, sempre più lontana o sorda alla dimensione cristiana, le donne e gli uomini di fede devono assumersi, forse maggiormente, quel compito così importante che si chiama “evangelizzazione”, che nell’ottica culturale diventa un vero e proprio servizio alla carità.

In questo senso il Coordinamento dei centri culturali cattolici della Diocesi di Milano da tempo sta lavorando insieme, in un’ottica di rete, perché la proposta pastorale dell’arcivescovo Delpini trovi attraverso i diversi linguaggi specifici del dibattito, dell’arte, della musica, del cinema e del teatro, un terreno fertile di condivisione e confronto. In questa
Chiesa che si innerva nelle pieghe del mondo e della storia, la cultura non può che esserne linfa vitale. Papa Francesco ha detto ai giovani: «Siate maestri buoni, maestri di speranza e di fiducia verso le nuove generazioni che vi incalzano. “Ma come, io posso diventare maestro?” Sì, un giovane che è capace di sognare, diventa maestro, con la testimonianza. Perché è una testimonianza che scuote, che fa muovere i cuori e fa vedere degli ideali che la vita corrente copre. Non smettete di sognare e siate maestri nel sogno».

Una Chiesa viva, che sa guardare avanti e mantiene alto il “desiderio” di speranza, dentro un esercizio culturale, che aiuta a esprimere un giudizio sul mondo e la storia, diventa concreta testimone. Esiste dunque un ministero culturale dentro la Chiesa? Potremmo dire di sì. Accade ogni volta che esso prende forma nelle diverse azioni che la chiese stesse mettono in atto, quando non si chiudono dentro il proprio recinto, cadendo in una sterile autocelebrazione o accontentandosi del minimo indispensabile. E sorta anche da questa urgenza l’idea di alcune case editrici cattoliche (Ancora, Ares, Itl libri, Paoline, San Paolo Edizioni, TS Edizioni, Vita e Pensiero), coordinate dalla stessa Diocesi, di essere presenti, per la prima volta insieme, nel progetto “Artigiani di sogni” dentro l’evento annuale di Milano Bookcity, che ha visto nei giorni scorsi migliaia di persone ruotare in tanti luoghi della città per nutrirsi di cultura.

Tante forze e azioni sinergiche messe in campo per dire sì a una Chiesa in uscita che accoglie, riunisce e sa ancora dire qualcosa di significativo dentro un dialogo che costruisce, getta ponti, apre spazi e crea quel “senso di comunità” che, a volte, sembra mancare.

Gianluca Bernardini Presidente ACEC, Responsabile del Coordinamento dei Centri culturali cattolici della Diocesi di Milano.