Arriva nelle sale Gloria!, l'opera prima di Margherita Vicario dove la ribellione passa attraverso la musica

Di Gabriele Lingiardi

Gloria! Margherita Vicario

C’è un punto esclamativo alla fine di Gloria!, una scelta grafica che promette grinta. Così è: quello di Margherita Vicario è il film italiano più esaltante che sia arrivato in sala da un bel pezzo a questa parte. Una storia semplice, prevedibile, talvolta ingenua, che fa però uscire di sala con un sorriso e una grande energia. È simile a quella forza che possiedono le protagoniste: un gruppo di orfane che risiedono nell’istituto religioso Sant’Ignazio a fine 1700. C’è fermento tra le mura. Soprattutto per Perlina, il maestro del coro che conduce con una disciplina rigida, ma senza passione. Ha perso da tempo l’ispirazione, ma dovrà ritrovarla presto dato che Papa Pio VII sta per giungere in visita. Mentre fervono i preparativi per il concerto, le ragazze trovano un pianoforte nascosto in una cantina con la colpa di essere “uno strumento del demonio”. Da quelle corde nasce una rivalità: Lucia è innamorata e diligente, suona alla perfezione la musica del tempo. Teresa è creduta una serva muta, ma è geniale. Le sue melodie sono in contatto con il futuro, con le sonorità di oggi. Di nascosto le donne compongono, suonano e preparano un’esibizione parallela.

Sembra di essere in una fiaba Disney all’inizio di Gloria!. La regista (e musicista) Margherita Vicario fa in modo che tutto suoni, tutto sia musica e che le note siano l’unico vero linguaggio per capirsi nelle rispettive personalità. Un film musicale in cui veramente tutto ruota intorno a uno spartito e dove, a parte qualche sottotrama poco ispirata, il ritmo fa da padrone. C’è l’immancabile “gran finale” che è la cosa migliore del film, ma tutto il percorso è illuminato dalla solare compagnia delle splendide protagoniste. Donne antiche, ma moderne, libere, pensatrici e rivoluzionarie simili a quelle che ama immaginare Susanna Nicchiarelli.

Sono potenti i montaggi in cui si lascia parlare la colonna sonora. Le prove di nascosto per il concerto sono qualcosa di molto più radicale di quello che sembrano in superficie. La musica fatta in clandestinità è un inno di una ribellione condotta all’insegna dell’uguaglianza, dei sorrisi e della bellezza. L’arte supera i muri e accompagna la storia.

 

Temi: musica, donne, religione, liberazione, rivalità, amore, arte