Una sfida cinematografica, questo è Asteroid City. Ci perdonerà quindi chi andrà a vedere la nuova opera di Wes Anderson e non riuscirà ad arrivare alla fine. L’invito, ovviamente, è di restare fino ai titoli di coda, ma soprattutto di entrare consapevoli di aver pagato il biglietto per un’esperienza non per tutti i gusti eppure unica.

Di Gabriele Lingiardi

Asteroid City

Questo cinema così razionale, freddo e schiacciato sull’estetica è un piatto che può risultare indigesto, ma perché non provare ad assaggiarlo? A chi piacerà, piacerà moltissimo! Siamo in una città americana nel deserto del 1955.

Un asteroide caduto in quel luogo attira diversi visitatori che dovranno rimanere in quarantena per anni quando accadrà un evento straordinario. Wes Anderson, celebre per la sua straordinaria capacità visiva, è arrivato con questo film all’apice dell’astrazione. I personaggi si muovono e interagiscono come automi manovrati dal regista per ottenere la massima resa, sacrificando il contenuto e le emozioni. Si potrebbe dire che il significato del film sta proprio nel suo stile, nell’immergersi per un’ora e quarantacinque minuti in un mondo razionale senza sbavature, in cui il design è più importante delle persone, e dove la palette di colori è più espressiva dei dialoghi. Il deserto sembra quello dei cartoni animati di Willy il Coyote e Beep Beep (che fa addirittura un cameo).

Restano lontani i capolavori come Fantastic Mr. Fox o Il treno per il Darjeeling che sapevano fondere la ricerca sulle forme con una ricerca dell’animo umano. Vivendo sul grande schermo Asteroid City si trovano però molti spunti di riflessione. La bellezza, quando è lontana dall’umano, spesso non basta. Emerge come l’architettura e il design siano fondamentali nell’orientare le nostre scelte. Si osservi bene in quali luoghi i personaggi riescono ad essere sinceri e in quali no. C’è una strada sullo sfondo, costruita e non finita, che suggestiona. Rappresenta quello che è il film e ciò che dicono i suoi personaggi di noi. Siamo perfetti, ma fermi; promettenti, ma incompiuti. In perenne attesa che arrivi qualcuno, anche dall’alto, che si colleghi con noi e ci smuova dall’inerzia.

Temi: incontri, attesa, spaesamento, lutto, freddezza emotiva, ricerca dell’altro, mistero dello spazio