Club Zero è un film animato da una forza polemica che lo porta a mettere in luce alcuni elementi problematici del rapporto con l'alimentazione, ma anche a indagare la coercizione psicologica delle sette.

Di Gabriele Lingiardi

Club Zero

L’effetto sortito da Club Zero è stranissimo. Perché sembra prendersela con una grande forza grottesca e una determinazione militante contro una cosa che, in realtà, è giustissima. Ovvero la consapevolezza alimentare. Non si tratta, come alluso nel film, di una sorta di disturbo alimentare moderno nato dalla noia e dal benessere. È semmai la scelta di un modo diverso di stare a tavola. Più etico (perché l’alimentazione si fonde con l’ecologia) e più salutare. Un mangiare lento, con una dieta sana, che scandisce un momento importante della giornata che spesso è compresso tra mille cose: quello in cui ci mangiamo.

Miss Novak, la protagonista di Club Zero, è un’esperta chiamata da un liceo privato di alto livello per introdurre l’argomento agli studenti. Lei è fin troppo convincente e fin troppo estrema. Dal mindful eating si passa rapidamente a una sorta di “radicalismo alimentare”. Novak sostiene di fare parte di una ristretta cerchia di persone che possono vivere senza cibo semplicemente traendo le proprie energie dalla propria volontà e dalla natura. I ragazzi, affascinati a tal punto da esserne ipnotizzati, la seguono in quella che diventa ben presto una sorta di setta suicida. Qui la regista Jessica Hausner inizia a calcare la mano prendendo di mira una società fatta di genitori ambiziosi e distratti che lasciano i figli in balia del primo adulto che loro ritengono credibile (anche se questo li porta a distorcere al realtà).

Un j’accuse verso le belle parole di cui si ricopre la civiltà del benessere, contro le credenze esoteriche e l’ansia delle istituzioni scolastiche di compiacere i desideri educativi dei propri “clienti” che invece dovrebbero essere i genitori degli studenti. Insomma, Club Zero è un film attuale e arrabbiato, forse fin troppo, che va a colpire con poca precisione e riscuote l’effetto opposto a quello desiderato. Per stomaci forti, sicuramente, ma anche un’opera interessante sul tema dell’alimentazione che può contribuire a innescare un dibattito e un confronto che deve abbracciare più generazioni il più presto possibile.

Temi: alimentazione, cultura del fast food, disturbi alimentari, famiglia, scuola, ecologia.