Vita spregiudicata, ma oltre l’orrore (e l’errore) si scorge la grazia di una rinascita

di Gianluca BERNARDINI

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Alcolizzato, sessuomane, drogato, ladro, omofobo: chi più ne ha ne metta. Questo è il duro elettricista texano Ron Woodroof (Matthew McConaughey, dimagrito di trenta chili per una sublime interpretazione) fino al giorno in cui arriva all’ospedale e gli viene diagnosticato il virus dell’Hiv. Ha un mese di vita Ron, ma non sa ancora che quello che pare essere il suo decreto di morte non diventerà altro che il motivo di un nuovo inizio. Un viaggio in Messico gli aprirà la via per importare clandestinamente un mix di farmaci che aiuterà lui, il socio-amico-transgender Rayon (Jared Leto, credibilissimo) e tutta quella comunità omosessuale che tanto odiava, a sperare ancora nella vita. Uscito da poco nelle sale, il film di Jean-Marc Vallée lancia uno squarcio di luce su gli anni Ottanta quando ancora non si conosceva molto sull’Aids e il suo mondo, si sperimentava solo l’Azt e i tempi di sopravvivenza erano forse troppo brevi. Senza fronzoli e senza sconti, in scena noi vediamo l’uomo nella sua disarmante e sporca nudità, dove però oltre l’orrore e l’errore è possibile scorgervi la grazia di una rinascita, in un vero spirito di immolazione. Senza essere un film religioso, «Dallas Buyers Club» ci parla sì di riscatto, ma a ben guardare, forse ancor più di redenzione. Dove la misura del giudizio (o del pregiudizio) non può che restare sospesa. Una lezione che viene ancora una volta da Oltreoceano e che, per chi crede, non può che richiamare, senza esagerare, alcune caratteristiche della santità. Quando un film, oltre che a essere diretto, è scritto bene, lo si vede. Ovviamente il tutto profuma di «Oscar».

Temi: Aids, lotta, redenzione, riscatto, vita.