di Gianluca BERNARDINI

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Ci  sono storie di persone con cui la vita, pare, non sempre è stata generosa. Storie che racchiudono in sé drammi e dolori che si portano dentro negli anni. Storie che hanno spesso dell’amaro in bocca anche quando raccontano momenti felici e spensierati. Storie come quella narrata da Claudio Giovannesi (di cui ricordiamo «Alì ha gli occhi azzurri») in «Fiore», il film presentato a Cannes, che parlano di amori impossibili. Amori che nascono dentro le mura di un carcere minorile che ha fatto incontrare «la dura» Daphne (l’esordiente Daphne Scoccia) e «il dolce» Josh (Josciua Algeri), detenuti entrambi per rapina. Pochi sguardi attraverso le sbarre, qualche parola, due occhi che si guardano e incrociano dai rispettivi reparti separati. E poi lettere che di nascosto s’inviano e infilano nel carrello dei pasti che a turno vanno a prendere per distribuirli ai compagni. Un sentimento, paradossalmente, raccontato all’antica, dove sono i silenzi e le attese che primeggiano sulle azioni. Come anche i sogni. Quelli che viaggiano liberi tra i corridoi, che arrivano a toccare le corde più emotive e i desideri più intimi. Dove non ci sono più barriere, dove indifesi e «accucciolati» ci si abbandona alle coccole dell’amato o alle carezze di un padre «mancante», come Ascanio (Valerio Mastandrea), che purtroppo non ce la fa a essere all’altezza del ruolo di genitore. Un film vero, che verte più su ciò che «manca» che su ciò che c’è dentro la vita di un carcere. Dove anche l’amore è alla fin fine «fuori legge». Un racconto a tratti poetico, che sa dare quel tocco di umanità là dove potrebbe solo correre disperazione. «Fiore» è tutto questo e forse molto di più, anche se a qualcuno parrà troppo poco o troppo asciutto o anche «già visto». Questa è, però, la forza di uno sguardo «pulito», come quello del giovane Giovannesi, su un mondo molte volte giudicato frettolosamente «sporco». Uno sguardo «altro» che fa bene, di nuovo, avere e forse pensare.

Temi: carcere, amore, adolescenza, paternità, libertà, sogno, disagio.