Foto di famiglia racconta una storia vera sul potere delle immagini e l'importanza della conservazione delle fotografie come strumento per ricordare e per andare avanti anche nel tempo della tragedia.

Di Gabriele Lingiardi

Foto di Famiglia

Pensare che il cinema sono 24 fotografie una dietro l’altra. 24 istanti della vita fermati da un dispositivo e messi in movimento da un “difetto” dell’occhio (la persistenza retinica). È bello quando il cinema si occupa della fotografia, perché sembra parlare un po’ anche di se stesso, della sua capacità di immortalare il tempo e le persone. O, per lo meno, di un suo antenato.

Foto di famiglia è tratto dalla storia vera di Masashi Asada. I suoi lavori più celebri sono, appunto, ritratti di famiglie nelle più fantasiose delle pose. Nella sua prima pubblicazione ha catturato mamma, papà e fratello, oltre a se stesso, in scene di finzione ispirate ai loro desideri. Così l’anziano padre ha coronato, nel tempo di un click, il sogno di diventare pompiere. Nello scatto successivo gli Asada sono piloti di Formula 1, poi ubriaconi allegri nelle strade del Giappone e supereroi stanchi. Vite alternative, sognate e temute, rese possibili dagli scatti. Il fotografo ha successo, viene premiato per il suo senso dell’umorismo, la leggerezza e la sincerità dei tuoi ritratti. Qui il film, e la storia vera, arrivano a una svolta.

Nel 2011 il terremoto e lo tsunami colpiscono la nazione. Un’apocalisse in cui, tra le macerie delle case, si trovano le immagini ricoperte di fango delle persone che lì vivevano. Masashi Asada e altri volontari iniziano un lavoro di recupero e restauro delle fotografie, cercando di restituirle ai legittimi proprietari. È qui la parte più bella e significativa del film di Ryôta Nakano: l’idea che le immagini ci appartengano come frammenti di vita e che sia un dovere civile riconnetterci con i nostri ricordi. Spesso le istantanee di ieri servono per potere andare avanti.

C’è una bambina che vuole un’ultima foto di famiglia. La chiede con il desiderio di ricreare, in immagine, la presenza del padre morto e assente in quasi tutti gli album di famiglia. Si renderà conto, al momento dello scatto, che suo papà è lì con lei perché era sempre lui a catturare i ricordi belli dietro la fotocamera. Quello che vediamo su carta o su schermo digitale è il prodotto di come ci vede l’occhio di qualcuno. Dietro una fotografia c’è sempre una persona.

Temi: ricordi, fotografie, ritratti, vita famigliare, vocazione, desiderio, lavoro, ricostruzione