di Gianluca BERNARDINI

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Forse non sarà proprio un bel film, parlando in termini cinematografici (non tutto funziona nel racconto che appare fin troppo accentuato in alcuni passaggi poco credibili), ma «Gli ultimi saranno ultimi» mette a tema una di quelle domande che spesso, credenti o non, ci ruotano in testa: c’è un limite al «male» che dobbiamo sopportare? E ancora: perché per alcuni «innocenti» tanta sofferenza? Perché Dio lo permette? Luciana (Paola Cortellesi, credibile e brava) vive ad Anguillara, felice del suo lavoro di operaia e amata dagli amici e dalla gente. Con il marito Stefano (Alessandro Gassmann), incallito e simpatico «caciarone» ma poco propenso a cercare un vero lavoro, desidera tanto l’arrivo di un figlio. Quando rimane incinta, proprio poco prima di essere confermata, per una «soffiata» perde il posto. Una vera ingiustizia, che non abbatte però una come Luciana cha sa sempre, nonostante tutto, sopportare e sperare il bene. Nel frattempo arriva in paese per «punizione» l’agente Antonio Zanzotto (Fabrizio Bentivoglio), poliziotto veneto, che ha commesso un «grave» errore perché troppo ingenuo (o buono, se si guarda l’altra faccia della medaglia). Sono le storie di questi due «ultimi» che Massimiliano Bruno decide, dopo la pièce teatrale, di portare sul grande schermo. Due storie che alla fine si incroceranno per l’imprevedibilità del destino. A metà tra la commedia italiana e il melodramma, il film riesce nel suo intento quando si sofferma a rendere visibile quella che in non pochi riconosceranno come la «disperata» provincia media italiana, fatta di tanta gente semplice e onesta, che cerca di sopravvivere di fronte ai torti a cui la società, e talvolta la legge stessa, sottopone senza un briciolo di «umanità» e «misericordia». Nonostante si respiri, anche in molte nostre realtà, un cristianesimo popolare (che simpaticamente qui «trasuda», per contatto, dalle condutture all’interno delle case), di fronte al perpetuarsi di determinate ingiustizie, certe situazioni davvero possono portare a «sbroccare», a credere che gli ultimi resteranno (contrariamente al Vangelo) sempre «ultimi» e che in fondo «chi si fa pecora il lupo se lo mangia». Tuttavia una speranza per sfatare questo drammatico destino c’è e Bruno, questa volta, in qualche modo ci è riuscito.

Temi: lavoro, disoccupazione, ingiustizia, disperazione, famiglia, onestà, vendetta.