Come nello sport anche dopo le sconfitte della vita si può tornare a vincere

di Gianluca BERNARDINI

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Presentato all’ultimo Festival di Venezia per la sezione «Orizzonti», esce in questi giorni nelle sale il primo lungometraggio di Enrico Maria Artale, «Il terzo tempo». Vero e proprio racconto di formazione, il plot narra la storia del giovane Samuel (Lorenzo Richelmy) che, uscito dal carcere dopo una serie di infrazioni, si trova a «rigiocare» a fatica la propria vita in una azienda agricola di provincia. A sorvegliare il programma di riabilitazione c’è Vincenzo (Stefano Cassetti) che, vedovo e irrisolto, oltre a svolgere il proprio ruolo di assistente sociale, da ex giocatore allena la squadra di rugby della zona, della quale è presidentessa, nonché proprietaria dell’azienda, l’amica Teresa (Stefania Rocca). Samuel e Vincenzo, ambedue feriti nel profondo (per qualcuno che non c’è mai stato o non c’è più) hanno in comune «la corazza» impenetrabile (i primi piani sui loro visi lo dimostrano) che si portano addosso e l’affetto per Flavia (Margherita Laterza), che per il «maestro» è la figlia (un po’ madre pure) e per «l’allievo» la possibilità di un nuovo amore. Sarà il rugby a dare loro l’occasione di incontrarsi (o scontrarsi) e di riscattare la propria esistenza. Ben girato e ben diretto, anche se il tema e la metafora dello sport sono state più volte usati nella cinematografia recente, il film, senza pretese e lungaggini di troppo, sa mettere in scena uno spaccato di vita che trova facile empatia (grazie ad un’azzeccata colonna sonora e l’utilizzo della camera) con lo spettatore, magari non avvezzo alle «leggi» (non regole!) del rugby. Samuel, ma anche Vincenzo dopo tutto, possiamo esserlo ciascuno di noi («Il nemico più grande che incontrerai là fuori sei tu», ricorda il magistrato al ragazzo) quando bloccati, a terra, colpiti dalle imprevedibilità della vita ci è data una mano per rialzarci e continuare «a lottare». A volte magari facendo alcuni passaggi all’indietro, come nel rugby, per poter andare avanti. Senza dimenticare che proprio in questa disciplina esiste quel «terzo tempo» che vuole vincitori e vinti, con le diverse tifoserie, a festeggiare il dopo-partita tutti insieme, come un’unica squadra, alla stessa tavola che, per chi ha fede, evoca altre liturgie.

Temi: riscatto, speranza, rinascita, vita, speranza, disagio, sport.