Presentato all'ottantesima Mostra del Cinema di Venezia, arriva nelle sale Io, capitano. Il nuovo film di Matteo Garrone è un viaggio epico e disperato nell'inferno dei migranti. Senza retorica, il regista racconta con il suo solito realismo magico, il sogno di una vita nuova.

Di Gianluca Bernardini

Io capitano

Ne consociamo tante di storie di immigrazione. Spesso tragiche, drammatiche nonché dolorose. Ne abbiamo letto e visto servizi televisivi, documentari, magari pure al cinema. Questa volta Matteo Garrone (lo stesso di “Gomorra”, “Pinocchio”), con quello stile che lo caratterizza, ne porta una sul grande schermo, frutto di ricerca e ascolto, grazie anche alla testimonianza del meditatore culturale Mamadouh Kouassi, anch’egli approdato in Europa dopo un terribile viaggio.

“Io capitano” narra la vicenda di due cugini senegalesi, Seydou e Moussa (attori emergenti fantastici), che da sedicenni, in segreto, decidono di intraprendere il viaggio verso l’Europa per realizzare i loro desideri. Da un paese povero, dunque, a un paese ricco, ma che (attenzione!) in questo caso non è la disperazione che spinge, piuttosto il sogno (la parte inziale che descrive la vita dei due in Senegal è colorata, festosa… bella!). Sembra essere, infatti, quest’ultimo l’altro protagonista del film che, attraverso gli inserti poetici e fantastici tipici del cineasta romano, riesce a dare quel tocco di speranza dentro tutta la drammaticità della storia. Un racconto di formazione, dunque, più che di denuncia, che spinge lo sguardo dello spettatore, abituato (assuefatto?) ad ascoltare il resoconto dei numeri e degli sbarchi, a ricordare che dietro ad esso ci sono volti, aspirazioni, vite che assomigliano molto alle nostre.

I diritti sono sì negati, dentro l’odissea di un viaggio che tutto “stravolge”, tranne che “la caparbietà” di potercela fare. Il lungometraggio non manca certo di realtà, terribile e violenta, ma trasuda di quella umanità che ci ricorda che in questo mondo tutti siamo simili; alcuni, però, semplicemente più fortunati per essere nati in condizioni migliori. “Io capitano” esce nelle sale in lingua originale sottotitolato (giustamente), ma l’eventuale fatica del pubblico sarà ampiamente ricompensata da uno dei film della mostra di Venezia più potenti. Assolutamente da vedere.

Temi: immigrazione, giovani, viaggio, speranza, sogno, fatica, salvezza, vita