Il racconto del viaggio della speranza, muri e frontiere d’abbattere

di Gianluca BERNARDINI

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«Fratello ti sei perso attraverso la frontiera». Così suona il ritornello di uno dei canti degli immigrati che ogni giorno tentano di passare i confini dell’America del Nord verso il sogno «dorato» degli Stati Uniti. Una realtà ancora oggi drammatica e presente che Diego Quemada-Diez mette in scena attraverso il racconto di un gruppo di adolescenti che tentano di fuggire dalla miseria del loro Paese, il Guatemala, intraprendendo il «lungo» viaggio della speranza. Sono Juan, Sara (che si spaccia per Osvaldo per correre meno rischi) e Samuel ai quali si unisce Chauk, indio del Chiapas che non parla lo spagnolo, i nostri protagonisti. Uno zaino in spalla, qualche soldo, tanta voglia di vivere. Paure poche, coraggio e spirito di sacrificio da vendere. Muri e frontiere d’abbattere: quelli fisici, dell’orgoglio, ma anche dell’indifferenza. Il prezzo da pagare? Enorme (difficilmente dimenticheremo gli animali scuoiati e lo sguardo attonito di Juan). Giustamente premiato dai ragazzi come miglior film al Giffoni di quest’anno, con alle spalle la partecipazione all’ultimo Festival di Cannes, «La gabbia dorata» esce nelle sale in questi giorni. Primo lungometraggio, onesto e vero, che il regista spagnolo mette in scena, cresciuto alla scuola (e si vede) di Loach, Stone, Iñarritu e Meirelles. Dieci anni di interviste (mai in video, per non perdere la spontaneità) e di ricerche sul tema. Una lunga gestazione che fa di questo film «neorealista» un documento straordinario, senza mancare di colpi di scena, su uno spaccato che sa arrivare dritto al cuore dello spettatore. Merito della fotografia, della straordinaria bravura di questi attori non professionisti, ma soprattutto della regia che sa restituire, con tutto il pathos possibile, quello che le parole non possono dire (il potere del cinema). Resta forte la domanda che suona come un lamento: «Signore, perché?». Ci pensa ancora un canto, mentre il treno corre al tramonto nel deserto, a darci quella risposta non scontata che dice: «Muoio senza la fede, è necessario trovarla». Una fede, forse, che come la neve che scende dall’alto copre, senza cancellare, col suo «candore» il dolore e il sangue versato.

Temi: immigrazione, viaggio, speranza, adolescenti, amicizia, gruppo, condivisione, solidarietà, frontiere, sacrificio, accettazione, dolore.