Lezione di vita e di amore per i più giovani, che chiedono di conoscere

di Gianluca BERNARDINI

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Esce in questi giorni nella sale un film che sicuramente farà discutere e speriamo appassionare i più giovani che amano Pif (Pierfrancesco Diliberto), conosciuto per la sua partecipazione alle Iene ma particolarmente per la sua trasmissione «Il testimone» e «Il testimone vip» che da diversi anni conduce su Mtv, nei panni questa volta di autore, insieme a Marco Martani e Michele Astori, e regista (bravo), nonché di attore (un po’ meno). Siciliano doc, egli mette in scena un racconto di formazione e denuncia ispirato alla sua vita. Arturo (il talentuoso Alex Bisconti da bambino e Pif stesso da adulto), il nostro protagonista, nasce e vive la sua infanzia negli anni Settanta, Ottanta e primi Novanta, anni in cui la mafia ha compiuto quella serie di stragi che hanno segnato non solo un tempo e uno spazio (la Sicilia), ma soprattutto la storia intera di un intero Paese (l’Italia). Intelligente e con le idee chiare fin da piccolo (fare il giornalista), innamorato (per tutta la vita) della bimba più desiderata dalla classe, Flora (Ginevra Antona e da grande Cristiana Capotondi), Arturo vive e cresce a Palermo nel mito di Giulio Andreotti (di cui si traveste a Carnevale e ha pure il poster in camera) e di grandi personaggi come Boris Giuliano (che incontra al bar), il Generale Dalla Chiesa (che riuscirà furtivamente ad intervistare), Giovanni Falcone, Paolo Borsellino che hanno combattuto, fino a versare il sangue, contro Totò Riina (tratteggiato con vero sarcasmo), Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, Tano Badalamenti e tanti altri volti mafiosi di allora. Un vero e proprio racconto della «memoria», quello di Pif, condotto però, come sa fare lui, col sorriso sulle labbra (soprattutto nella prima parte del film). Egli, che ha già lavorato a suo tempo con Franco Zeffirelli e Marco Tullio Giordana, per il suo primo lungometraggio sceglie di essere se stesso senza eccedere nel ridicolo e nel sarcasmo, ma anche senza fare un semplice ennesimo film d’accusa. Piuttosto evocando un richiamo alla coscienza collettiva (quella «incarnata» dai genitori del piccolo Arturo) che per troppo tempo, sopita (com’è stato possibile?), ha convissuto accanto al male. Le immagini di repertorio che s’innestano bene nel plot (un plauso a Pif!) non fanno altro che ricordarci che quanto è accaduto allora in Sicilia non è stata una parentesi «altra» rispetto alla nostra comune storia. Fanno parte del passato che ci appartiene più che mai e che chiede di essere conosciuto dalle nuove generazioni (finale molto bello) per affrontare meglio l’oggi, magari senza ripetere gli stessi errori. Una lezione di vita, ma soprattutto di amore. Per i più giovani, ma anche per i grandi che tante (troppe) volte preferiscono dimenticare.

Temi: mafia, memoria, storia, amore, generazioni, vita.