Ken Loach fa riflettere sulla possibilità di riscatto che nella vita a tutti deve essere concessa

di Gianluca BERNARDINI

1-68842

Robbie è un poco di buono: non ha una famiglia che lo sostiene, non ha un lavoro, non ha una vera e propria casa e per di più deve scontare trecento ore di lavoro socialmente utile, dopo essere già stato in carcere per diversi misfatti. Robbie (l’esordiente e credibile Paul Brannigan), però, ha qualcosa di bello: Leonie (Siobhan Reilly), un vero amore, e un bimbo in arrivo che vorrebbe chiamare Luke. Robbie ha pure un desiderio nel cuore: vuole riscattarsi da un’esistenza che non sembra avergli dato nulla finora. Tutto sembra andargli contro, tranne Henry (il paterno John Henshaw), l’addetto ai servizi sociali, che intravede nel giovane e nel suo fiuto naturale per il whisky una possibile svolta sotto il segno delle cicatrici. Parte da questo «incipit» l’ultimo film di Ken Loach, vincitore del premio del pubblico allo scorso festival di Cannes, «La parte degli angeli». Il grande cineasta anglosassone torna alla regia sulle strade di Glasgow per narrare, questa volta, non tanto una storia di denuncia sociale (come nel precedente «L’altra verità») quanto piuttosto un vero e proprio racconto di formazione. Se a tratti pare essere drammatico nel suo svolgersi, il plot acquista toni davvero da commedia sia sulle strade di Edimburgo per un corso di degustazione, sia alla distilleria del Dornoch Firth dove troveremo Robbie in kilt, insieme a tre compagni di sventura (uno su tutti l’esilarante Gary Maitland, nei panni di Albert), a tentare il colpo della vita rubando il preziosissimo whisky di una botte rarissima. Senza sbavature, ma senza dire troppo poco, grazie alla sceneggiatura di Paul Laverty (fedele collaboratore di Loach da quindici anni), «The Angels’ Share» (titolo originale) non può che essere un buon film da mettere sotto l’albero. Si ride, ci si commuove e soprattutto si riflette anche sulla possibilità di riscatto che nella vita a tutti deve essere concessa. Se, così si dice, normalmente il 2% del whisky che dalla botte svanisce, evapora, si chiama propriamente «la parte degli angeli» (forse la migliore?), allora possiamo comprendere come a volte certe «risposte dal cielo» possano essere frutto del gradito dono.