Storia di un prete che lascia un segno profondo nelle persone che incontra

di Gianluca BERNARDINI

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Questa settimana non parleremo tanto di una nuova uscita nelle sale, piuttosto di un film, presentato nel luglio del 2010 a Milano nel cortile della Curia alla presenza del cardinale Tettamanzi, del regista e del produttore spagnoli, ovvero «La ultima cima» (nel sito www.laultimacima.it il video dell’evento). Film (o docu-film), in lingua originale per fortuna con sottotitoli in italiano, che ultimamente ha riscosso parecchio successo in Diocesi grazie all’iniziativa di alcune sale (tra cui il Rosetum) che hanno avuto il «coraggio» di portare in casa propria un’opera che apparentemente potrebbe non avere alcuna attrattiva nel contesto attuale e italiano. Uscito in Spagna a suo tempo con record d’incassi, grazie al passaparola, il plot narrativo tratta la vicenda di don Pablo Domínguez, un prete spagnolo, appassionato scalatore, morto nel 2009 in un incidente di montagna all’età di 42 anni mentre scendeva dal Moncayo. Sacerdote disponibile e vicino alla gente, profondamente amato e compianto, ha lasciato un segno in tutte le persone che hanno avuto la fortuna di incontrarlo. Ai suoi funerali c’erano più di 3 mila persone. Il film è il ritratto di quell’uomo, allegro, umile e generoso, evocato da parenti e amici, con l’intento di mostrare il segno profondo che può lasciare un prete nelle persone che incontra. Un sacerdote disponibile che si prese cura della sua gente, ascoltando, confessando, predicando la verità senza paura, con umorismo e intelligenza. Era un uomo colto don Pablo, brillante, affascinante che irradiava in tutti la gioia di vivere la propria vocazione. «Io non mi appartengo più», disse don Pablo il giorno della sua ordinazione. E così è stato. «Volevamo fare una pellicola che fosse come don Pablo – così ha dichiarato il regista Juan Manuel Cotelo -, lui, dottore in filosofia e teologia che parlava quattro lingue, era un intellettuale che quando predicava era compreso da tutti, bambini e adulti. Un uomo che è arrivato al cuore della gente e che ha spinto a vivere una vita piena di senso. Oltre alle testimonianze di parenti e amici abbiamo inserito nel film interviste spontanee in mezzo alle vie di Madrid per capire cosa davvero pensa la gente del sacerdozio. La sorpresa è stata che in Spagna 7 persone su 10 apprezzano la figura del prete». Il film rende omaggio alla figura di un prete e, attraverso di lui, a tanti buoni preti in un’epoca che ama forse oggi un po’ troppo crocifiggerli. Se lo trovate nelle sale non lasciatevelo sfuggire. Vi riempirà il cuore.