di Gianluca BERNARDINI

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«Si sta meglio da soli, no?», così papà Wolfgang (Sam Louwyck) si rivolge alla figlia Gelsomina (Maria Alexandra Lungu). Così crede e così vorrebbe vivere insieme alla moglie Angelica (Alba Rohrwacher) e alle altre tre piccole nella campagna, in una zona di confine tra Umbria-Lazio e Toscana, occupandosi delle sue api e del “buonissimo” miele che produce a dispetto di ogni regola europea. Lontano dal mondo, lontano da tutti quelli che potrebbero in qualche modo infrangere i suoi ideali forse fin troppo “bucolici”, che vorrebbe far sposare per lo più a lei, Gelsomina, la più grande, che a dodici anni è già investita del ruolo di capofamiglia, tanto da trattare l’arrivo di Martin, il ragazzino “problematico” tedesco, che si rivela un buon aiuto (anche economico) per l’attività dell’intero clan (compresa Cocò, la ragazza alla pari che vive con loro).

Ma poco per volta il mondo “fuori” irrompe, con i pesticidi del vicino che uccidono le api, con “le canzonette” di Ambra (T’appartengo) che passano alla radio, con i sogni di evadere e con l’arrivo proprio sul territorio di una trasmissione tv che propone il concorso de “Il Paese delle Meraviglie” (con tanto di Monica Bellucci nei panni di una “fata” conduttrice) che promette premi in denaro, emancipazione economica per tutti, nonché turismo in abbondanza. Sarà per Gelsomina, e non solo, una “tentazione” che metterà in discussione l’ideale di vita proposto dal padre: una vera e propria rivoluzione nei rapporti, ma soprattutto interiore. 

Si posa maggiormente su di lei la telecamera di Alice Rohrwacher, alla sua seconda prova autoriale dopo Corpo celeste (ricordiamo Marta, un’altra preadolescente protagonista), che porta a Cannes, questa volta in pieno concorso, un’opera più matura e carica di molti ricordi personali. Se da una parte il registro poetico e onirico ne fa un film a dir poco “magico” per la fotografia e la messa in scena (si vedono pure tutte le qualità documentaristiche), dall’altra, ancora una volta, la giovane regista ci offre una riflessione profonda sulla società dell’apparenza (rappresentazione del potere mediatico ridicolo e invasivo), sul valore dell’amore per la natura, per la famiglia e per il prossimo. Un film che colpirà soprattutto chi ha ancora nel cuore la speranza che, se anche il mondo non può essere perfetto, è possibile abitarlo in modo “diverso” e forse più umano.

 

Temi: famiglia, natura, prossimo, adolescenza, ideali, ecologia.