di Gianluca BERNARDINI

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Ci sono momenti che mai desidereresti vivere, persone che non vorresti mai lasciare andare via dalla tua vita, perché ti sono care, in qualche modo ti rappresentano, ti ricordano chi sei e da dove vieni. Sono le persone a cui tieni più di tutte, per cui provi un affetto infinito, di fronte alle quali l’espressione «addio» è l’ultima parola che mai intenderesti pronunciare. Tra queste ci sono spesso le figure genitoriali e forse ancor più la figura di colei che ti ha messo al mondo: «tua madre». Nanni Moretti torna sul grande schermo con un racconto che parte esattamente da questa esperienza, quando, qualche anno fa, sul set di «Habemus papam» ricevette la notizia della morte della cara mamma. Costruisce così «Mia madre», mettendosi nei panni di Margherita (Margherita Buy), suo alter-ego, regista impegnata sul lavoro mentre la mamma Ada (Giulia Lazzarini), anziana professoressa di lettere classiche, si trova in un letto di ospedale. Di lei si prende più cura il «buon» fratello Giovanni (lo stesso Moretti), mentre Margherita fatica a darle spazio tra i suoi impegni professionali (sta girando un film con John Turturro, una vera «chicca»), personali (separata, con una figlia adolescente) e sentimentali (un nuovo amore che non decolla). Una riflessione intima e personale, di tutto rispetto, con quelle divagazioni tipicamente «morettiane» (comprese le battute), come quelle sul rapporto tra verità e finzione o sulla classe operaia dimenticata, che non sempre trovano lo spettatore «medio» pronto a recepirne il senso. Per questo probabilmente, più che altre volte, il film divide tra convinti sostenitori e critici delusi. Resta in campo, tuttavia, quel senso di inadeguatezza di fronte alla malattia e alla morte, che disarma, confonde, disperde e spesso pure sorprende. Il tutto, forse, volutamente accennato (forse troppo in qualche passaggio), perché il «non-detto» e il «fuori-schermo» va sempre «oltre» quello che l’umano intelletto intende. Un film da vedere e lasciare «sedimentare», nel bene e nel male.

Temi: affetti, madre, malattia, morte, lutto, rapporto realtà-finzione, lavoro.