di Gianluca BERNARDINI

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Esistono amori che sono primordiali, viscerali, unici. Amori che tentano di superare ogni difficoltà, che lottano contro il tempo e gli spiriti avversi, che cercano di vedere il meglio anche là dove si fa sempre più evidente il peggio, il disagio, l’ansia. Ci sono amori che tolgono il fiato, ma anche che schiacciano, feriscono fino a farsi del male. Sono amori «malati» come quello tra Diane o Die (la bravissima Anne Dorval) e Steve (Antoine-Olivier Pilon, perfettamente nella parte), madre e figlio, lei vedova e stralunata, lui adolescente e seriamente problematico. È questo tipo di amore che Xavier Dolan (classe 1989!), giovane regista canadese ha portato in scena allo scorso festival di Cannes (l’esordio l’ebbe sempre qui nel 2009 con «J’ai tué ma mére», mentre l’anno scorso partecipò a Venezia con «Tom à la ferme»), aggiudicandosi il Premio della giuria. Girato in un formato 1:1, quadrato, apposta per incorniciare i personaggi e non distrarci dai contorni (tranne in due scene in cui «le aperture» in attimi più distesi fanno presagire una vaga speranza), il film riesce perfettamente a introdurre lo spettatore nella storia (grazie a una colonna sonora superbe, altamente emotiva) tanto da sentire tutto il peso del dramma: fino a che punto si può amare, si può sopportare e si è disposti a mettersi in gioco? Se lo chiede forse anche Kyla (Suzanne Clément), la vicina di casa, giovane insegnante divenuta balbuziente a causa di un «trauma», che a poco a poco entra nel vortice di questo rapporto che riesce persino a farle del bene. Forte, visivamente e verbalmente, vero fino all’estremo, «Mommy» arriva come un pugno nello stomaco, a ricordarci che sebbene «non basta amare qualcuno per salvarlo» – come afferma la direttrice dell’istituto alla madre, prima di riconsegnarle il figlio – noi osiamo sperare con Diane che «gli scettici dovranno ricredersi», qualsiasi cosa possa poi accadere alla fine. Perché l’amore vero non può mai essere «vano». Sempre e comunque.

Temi: maternità, rapporto madre-figlio, malattia, amore, dolore, sacrificio.