Fa ridere ma anche riflettere sul rapporto tra padre e figlio

di Gianluca BERNARDINI

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Diciamolo subito: al cinema si può riflettere col sorriso? Sì, certo. A volte si può. E lo sa bene Checco Zalone (nella vita Luca Medici) che con il suo terzo film, dopo «Cado dalle nubi» e «Che bella giornata», sbanca al botteghino con una commedia che dà una boccata d’ossigeno al cinema nostrano nonché alle nostre sale. Qualcuno potrà pure storcere il naso di fronte ai doppi sensi e alle parolacce (anche troppe per un bambino…), ma non può non pensare che questa volta «Sole a catinelle» ha fatto centro. Merito sicuramente del nostro simpatico Checco, co-autore della sceneggiatura, e del regista Gennaro Nunziante per come hanno confezionato un racconto (ben scritto e diretto) che funziona dall’inizio alla fine (giudizio popolare, meno della critica). La storia è semplice: una coppia, alle strette, in bilico per motivi di lavoro (lui venditore di aspirapolveri che passa «dalle stelle alle stalle» e lei in lotta, a presidiare il proprio posto in fabbrica) con un ragazzino di nome Nicolò (Robert Dancs), intelligente e dolcissimo, che desidera la vacanza promessa dal papà al termine dell’anno scolastico («se avrai tutti 10 in pagella!»). Risultati ottenuti, vacanza accordata. Ma non da sogno: in Molise, dalla vecchia e tirchia zia. Né divertimento, né amici. Quando tutto sembra però volgere al triste epilogo («mamma, torno a casa») si apre una nuova possibilità: un incontro fortuito che permetterà al piccolo Nicolò e a suo padre di vivere «on the road» (bellissimi gli squarci del nostro Paese) l’estate più bella della loro vita. Tra situazioni sui generis, gag popolari, e le tante «frecciate» che vanno a colpire un po’ tutte le categorie sociali, Zalone mette in scena una delle parodie più riuscite degli ultimi tempi che sa però, oltre a far ridere, porre al centro quel tema difficile del rapporto padre e figlio, più che mai di moda. Com’è possibile essere oggi padre (genitore), in un tempo in cui ogni relazione sembra defraudata della sua cifra costitutiva? Forse «chinandosi» a misura di bambino. Medici e Nunziante certo non vanno a fondo nella riflessione. Non è nemmeno lo scopo in genere della commedia. Tuttavia «Sole a catinelle» visto «dal basso», con occhi meno critici, oltre che lasciare di buon umore, tinge di quel tocco di speranza che, purtroppo, certo cinema, pur autoriale, sulla famiglia toglie senza pietà.

Temi: paternità, famiglia, ragazzi, crisi, lavoro, speranza