Il lavoro come vocazione Anche dietro persone anonime si scorge il profumo della vita

di Gianluca BERNARDINI

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John May (Eddie Marsan, eccellente) è un impiegato del Comune, solitario, metodico e laborioso. Vive a Londra e si occupa, per il suo distretto, di accompagnare all’ultimo saluto le persone che muoiono sole o di rintracciarne qualche familiare. Da vero detective, arriva nelle loro case, indaga tra gli oggetti più cari e ne raccoglie informazioni, spesso anche per comporre il discorso per la cerimonia funebre. Alla sera, tornando a casa, compiendo sempre i medesimi gesti, ne raccoglie i volti nel suo album fotografico. È lui l’ultimo custode della memoria. Una lunga vita (vocazione?) spesa coscienziosamente per questo servizio che il nuovo direttore, un giorno come un altro, decide di chiudere. A John non resta che prendersi cura dell’ultimo deceduto che il destino vuole essere proprio un suo vicino: dirimpettaio, solo e sconosciuto. Un altro anonimo, come del resto è lui. Paradossalmente diventerà questo «addio alle scene», l’occasione di riscatto per la sua esistenza. Un incontro, una donna, dei volti che ridaranno a lui una nuova luce (come cogliamo nel cambio di colori e nella fotografia) per cui sperare. «Still Life» (tradotto normalmente con «natura morta», ma qui giustamente preferibile «ancora vita») del regista Uberto Pasolini (italiano a Londra) al suo secondo lungometraggio («Machan», il primo e bel film), ha vinto, a ragione, al Festival di Venezia 2013 il premio per la migliore regia per la sezione Orizzonti (molti si sono domandati perché non fosse nella selezione ufficiale). Diretto con maestria, asciutto e con un umorismo a tratti molto «british» (i funerali per esempio, ma non solo), il film arriva al cuore dello spettatore che non riesce dietro a quelle fotografie a non scorgere, con sguardo malinconico, il profumo della vita. «Volevo raccontare, un po’ a basso volume, l’isolamento che colpisce sempre più persone, soprattutto anziani e giovani, nella nostra società – afferma lo stesso Pasolini -. Ma il film parla anche dell’importanza della vita, del prestare attenzione a quella degli altri e di lasciare agli altri la possibilità di entrare nella nostra». Ci è riuscito negli intenti? A nostro giudizio «alla grande». Come grandi possono esserlo coloro che fanno della propria vita un dono. Per tutti.

Temi: vita, vocazione, morte, solitudine, speranza, pietas, memoria.