Dai quattro Vangeli un unico racconto nella rude terra della Sardegna

di Gianluca BERNARDINI

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Pensate alla «Passione di Cristo». Trasportatela in Sardegna. Prendete dei non attori, dall’aria «pasoliniana». Mettete in scena poi il racconto della Passione come se fosse un unico racconto desunto da tutti e quattro i Vangeli. Ascoltate la lingua originale (il sardo, con sottotitoli in italiano) e abbandonatevi alla bellezza della rude terra sarda e ne resterete piacevolmente incantati. È questa l’opera seconda del regista Giovanni Colombu («Arcipelaghi» la prima). Un’operazione neorealistica di indubbio impatto, interessante e complessa, ricca di volti e di immagini naturali che ben si prestano a descrivere la staticità dei sentimenti, la serietà dell’evento, la singolarità della concatenazione dei fatti. La drammaticità che lo spettatore incontra è data dai volti duri e fieri, dalle parole essenziali, dalla fotografia e dai colori. Non però un re glorioso, un uomo forte, un principe azzurro, un supereroe, ma un «messia» muto come una pecora tosata, un vero «agnello di Dio» condotto al macello da uomini senza scrupoli in una involontaria – ma mai fuori dalla volontà di Dio – realizzazione delle profezie messianiche. Il silenzio avvolge la narrazione e le scene, interrotto soltanto dai rumori essenziali del vento, degli zoccoli dei cavalli, delle grida, delle poche parole. Il dramma sgorga continuamente, non c’è un inizio prestabilito. La macchina da presa indugia sui monti che fanno da contrappunto alla bassezza e all’abiezione della crudeltà gratuita nei confronti di Gesù. È un re «inapparente», un Dio totalmente uomo in balia di altri uomini: un vero «uomo dei dolori» davanti al quale ci si copre la faccia, un uomo che conosce la sofferenza per averla portata sulle sue spalle. Un ritratto che trova ispirazione nelle parole del profeta Isaia: «Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto…». Forse un uomo, troppo uomo, totalmente uomo. Certo secondo la fede cristiana egli è anche vero Dio, ma questa verità teo-logica non è contraria alla verità del suo essere uomo: proprio in quel modo lo mostra al mondo come il vero Dio. Se lo trovate ancora nelle sale, non perdetelo o recuperatelo.