Un viaggio lontano da casa per ritrovare la speranza

di Gianluca BERNARDINI

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«Se vuoi cambiare le cose devi andare dove le cose le puoi cambiare», così dice il missionario ad Augusta (Jasmine Trinca) arrivata in Brasile per fuggire da un dolore che non può più contenere e ridare, forse, un «nuovo» senso al proprio vivere. È lei la giovane donna protagonista dell’ultimo lungometraggio di Giorgio Diritti che, dopo il successo de «Il vento fa il suo giro» e il più recente «L’uomo che verrà», torna in Amazzonia (dieci anni prima aveva girato un documentario) per regalarci una storia intensa, carica di pathos e a tratti melanconica. È in questa terra che Augusta, scappata dal Trentino, comincia a interrogarsi su se stessa, inizialmente grazie all’aiuto di suor Franca, amica della madre dai tempi dell’università, che la coinvolge, senza troppi risultati, nella sua attività missionaria e poi grazie agli amici incontrati in una favela di Manaus, dove andrà a vivere per essere più a contatto con quella «terra», da cui spera di ripartire per ritrovare la speranza persa col bimbo che non è mai nato. È dentro questa comunità e a stretto contatto con la realtà che la circonda che Augusta compie il suo viaggio lontano da casa e dai suoi affetti più cari: un padre che non c’è più e una madre (Anne Alvaro) che ogni giorno aspetta ogni semplice contatto. Un lento incedere (per qualcuno forse troppo), come quello del fluire del Rio delle Amazzoni, che tocca i moti più profondi dell’essere e le domande che difficilmente riescono a trovare immediata risposta. Bella la fotografia, bella la colonna sonora che accompagnano «la ricerca spirituale» di Diritti che si basa sugli scritti di padre Augusto Gianola, missionario del Pime, nonché della filosofa e mistica di origine ebrea Simone Weil (è «Attesa di Dio» il libro che Augusta porta con sé insieme ad una piccola icona di Gesù). A tratti, forse, non del tutto lineare nel suo svolgimento, il film mantiene un senso di verità e restituisce immagini di rara bellezza insieme a sequenze che valgono senz’altro la visione. «Un giorno devi andare, essere, sperare», ci ricorda Augusta e noi confidiamo con lei che ci sia sempre nel cuore di ogni uomo quella voglia di «rinascere e ripartire», sempre e nonostante tutto. Quella stessa «voglia» che ha il sapore della Pasqua.