Tra Roma e Sarajevo uniti dal dramma e alla ricerca di un riscatto nella vita

di Gianluca BERNARDINI

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«Twice Born»: con questo titolo uscirà fuori dall’Italia l’ultimo film, presentato a settembre al Toronto film Festival, di Sergio Castellitto in sala in questi giorni. È infatti questa, forse, la spiegazione migliore per «Venuto al mondo», tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini, moglie del regista. Non è la prima volta che i due si trovano a lavorare insieme (come dimenticare «Non ti muovere»?). Un’opera corale, diremmo familiare se contassimo anche la presenza in scena del figlio dei due (Pietro Castellitto) che interpreta proprio il giovane Pietro, diciottenne innocente e inconsapevole protagonista di una complicata e tortuosa storia che si svolge tra Roma e Sarajevo, tra l’oggi e quegli anni difficili in cui una guerra civile ha sconvolto non solo materialmente un Paese (che ancora ne porta visibilmente i segni), ma anche dolorosamente gli animi di molti. Quelli di Gemma (Penelope Cruz) e Diego (Emile Hirsh), uniti dall’amore e dalla sofferenza di un figlio che non arriva, di Aska (Saadet Aksoy), talentuosa musicista che venderebbe persino il suo utero per avere successo, e di Goiko (Adnan Haskovic), estroso poeta con un innato senso dell’amicizia. Uniti dal dramma che sconvolgerà e rivoluzionerà non poco le loro vite, stretti da una complice solidarietà, essi si troveranno a fare i conti con le scelte di un passato che mai più potrà essere dimenticato. Un film ambizioso, come l’ha definito lo stesso Castellitto, ma carico di pathos, lo si deve ammettere, non forse lo stesso che si trova nel libro, ma che ugualmente sa colpire il cuore dello spettatore grazie alla bravura dell’intero cast. Un vero e proprio melodramma, con qualche eccesso, che ti fa comprendere non solo i malesseri del mondo e della guerra, ma anche quelli dell’umano che imbruttisce, si contorce e non si dà pace, senza la luce e la speranza per un mondo nuovo, «altro» che sa andare oltre la storia. Anche quella di una semplice fotografia che immortala in uno scatto le complessità, il dolore dell’intera vicenda, ma anche, forse, la possibilità di un riscatto nella vita.