di Gianluca BERNARDINI

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La leggerezza è un pregio o un difetto? O forse una «perversione»? Ciò che appare leggero non nasconde, in fondo, un senso più profondo non sempre facile da cogliere? Forse dovremmo rispondere anche noi con una delle battute del film: «Dipende dai punti di vista». Da che parte prendiamo il «telescopio» per guardare il mondo, a seconda che si è giovani o vecchi, come sembra suggerirci Paolo Sorrentino che torna, dopo l’Oscar de «La grande bellezza», con un nuovo film sul grande schermo: «Youth – La giovinezza». Ancora ad un festival, ma questa volta a Cannes. Soggetto (pensato e scritto prima dell’Oscar stesso) apparentemente semplice, ma che poi, come sempre, nasconde simbologie (felliniane) non del tutto chiare (volutamente?) e complesse. Due uomini ormai anziani, legati da un «bel» rapporto di amicizia, artisti di fama internazionale, uno ex direttore d’orchestra e l’altro regista, si ritrovano a trascorre le loro vacanze in un albergo (clinica) per vip sulle Alpi svizzere. Mik (Harvey Keitel) sta preparando l’ultimo suo film, coronamento di una lunga e riconosciuta carriera, Fred (lo straordinario Michael Caine) ha dato addio al palcoscenico e gode i suoi giorni in compagnia della figlia e segretaria, apparentemente senza troppi pensieri. Ambedue ricchi, affermati ma con un passato (come d’altronde lo è ogni passato) che nasconde segreti, dolori e inquietudini che poco a poco, affiora nel racconto dei loro ricordi: a volte limpido e chiaro, altre volte più opaco e meno preciso nei contorni. Consapevoli del tempo lasciato alle spalle e di una giovinezza che non torna più, ma che affiora tuttavia nella potenza del desiderio, che, nonostante tutto, «rende vivi». Diversi spunti di riflessione sul tavolo a partire dai personaggi di contorno: il ruolo dell’artista, dell’essere genitore, dell’amore, della memoria, nonché della giovinezza e della vecchiaia. Non sempre ben inquadrati. Forse coscientemente, lasciando allo spettatore la scelta di proseguirne il percorso. D’altronde «le emozioni sono tutto quello che abbiamo», quelle che ci permettono, se vogliamo, di passare dalla leggerezza alla profondità oppure di lasciarci «vagare» in superficie nell’attesa che qualcosa d’imprevedibile accada in un mondo che ci giudica, troppe volte, solo come «comparse» (pure il finto Maradona). Ci si aspettava di più da Sorrentino? Anche qui: dipende. Niente da dire però sulla fotografia e su una colonna sonora, firmata da David Lang, di tutto rispetto.

Temi: vecchiaia, giovinezza, arte, paternità, memoria, ricordo, passato, amore, vita.