Continua la quarantena da coronavirus. Cinema, teatri, luoghi pubblici sono chiusi. È tempo di riscoprire vecchi film che possano farci discutere e riflettere in questi giorni «non ordinari». Per questo motivo, a tempo limitato, la nostra rubrica cambierà nome e diventerà «(ri)parliamone con un film».

Di Gabriele Lingiardi

I_bambini_ci_guardano

A dicembre l’Acec (Associazione cattolica esercenti cinema) ha festeggiato i 70 anni di attività. Per l’occasione Papa Francesco ha ricevuto in udienza gli operatori delle Sale della comunità.
Nel suo discorso il Santo Padre ha svelato il titolo di un film che ha toccato la sua giovinezza: «I bambini ci guardano», di Vittorio De Sica.

Vi invitiamo a recuperare in Dvd questo capolavoro che ha segnato (assieme ad «Ossessione» di Visconti e «4 passi fra le nuvole» di Blasetti) l’inizio del neorealismo. Siamo nel 1943; il cinema, grazie anche a questo film, smette di esaltare la retorica epica e guerrafondaia del regime e ritrova l’attenzione verso tutto ciò che era considerato poco interessante, «antinarrativo»: la vita dell’uomo comune.

«I bambini ci guardano» segue lo sguardo di un giovane uomo di cinque anni. Egli osserva la sua famiglia mentre si disgrega sotto il dilemma della madre: tradire e scappare con l’uomo amato o restare, infelice, con il marito? De Sica trae spunto dal romanzo Pricò di Cesare Giulio Viola per farne un racconto modernissimo e per nulla consolatorio. La regia non giudica le scelte dei personaggi (in anni di moralismi e di «disciplina» fascista fu considerato scandaloso), ma le osserva con affetto umano. Noi siamo il bambino: impotenti di fronte agli assurdi dilemmi del mondo adulto.

I personaggi sono chiamati a continue scelte e appaiono irresponsabili quando perdono di vista la fragilità del figlio. Quale sarà il destino di Pricò, perduto tra due adulti incapaci di vederlo? Potrà mai la sua generazione perdonare quella dei padri? Come rilevato dalla critica: l’angoscia del bambino smarrito è simbolo dello smarrimento dell’Italia stessa. Il conflitto tra i genitori è anche il dilemma della guerra. La pace è invece il sogno delle nuove generazioni che, alla fine, verranno a chiedere il conto. Come detto dal Papa: «Una vera “catechesi” di umanità per tutti».