Alcune linee guida per proporre il film Momenti di trascurabile felicità nelle nostre sale di comunità. Una commedia dallo stile leggero che offre però un buon intrattenimento e qualche spunto di riflessione perfetto per una condivisione comunitaria.

di Gabriele Lingiardi

momenti di trascurabile felicità

Momenti di trascurabile felicità è il nuovo film di Daniele Luchetti, con Pif, Renato Carpentieri e Thony nei ruoli principali. La storia è ispirata all’omonimo libro di Francesco Piccolo e, grazie al suo tono leggero, ma alle sue ambizioni di “profondità” si presta ad essere un’ottima proposta per cineforum.
Vediamo insieme come analizzare criticamente il film.

I dialoghi in testa!

Fedele alla sua natura letteraria, la sceneggiatura del film offre molte frasi ad effetto e pone domande ironiche sulle contraddizioni del mondo: la luce del frigorifero si spegne veramente quando lo chiudiamo? Perché il primo taxi della fila non è mai davvero il primo? Perché il martello frangi vetro è chiuso spesso dentro una bacheca di vetro? Anche attraverso i dialoghi dei personaggi (“come fate a vivere così sapendo che tutto finirà?”) il film offre buone provocazioni per iniziare l’analisi e il dibattito. È possibile partire da questi aforismi per rompere il ghiaccio con il pubblico, magari invitandoli a condividere quelli che più li hanno colpiti.

Qualche imperfezione…

Purtroppo l’esecuzione del film non sempre combacia con le ottime intenzioni di partenza. La storia viene allungata, cercando di approfondire le tante storie d’amore del protagonista, ma non fa altro che delineare un protagonista discutibile e di difficile empatia. Da questo però può nascere un argomento di discussione: come mai l’originale idea di partenza (c’è un errore in paradiso, paolo ha ancora un’ora e 32 minuti da vivere. Viene quindi rispedito sulla terra per sistemare le ultime faccende prima della scomparsa) viene usata per non parlare di altro che delle relazioni intessute in vita? Il messaggio del film è chiaramente a favore di una vita fatta di amicizie curate, di amori rispettati, di affetti mantenuti in quanto unico vero carburante dell’esistenza. Nella prospettiva cristiana, nonostante una visione dell’aldilà “cartoonesca”, il film può proporre buone domande con cui confrontare la nostra vita.

Il punto di vista “dall’alto”

Il cinema è strettamente legato al punto di vista. In questo film la prospettiva si fa distaccata. Quando Paolo ritorna sulla terra legge la sua vita sotto una lente completamente diversa, i suoi valori si ridefiniscono in funzione del poco tempo (elemento importante per la narrazione, non a caso il film dura quanto il tempo che il protagonista ha a disposizione).  Un elemento di forza è quindi questo sguardo che potremmo definire dall’alto verso il basso che la regia ha sui personaggi. Non siamo al loro livello ma li analizziamo con distanza. Ne risente la partecipazione emotiva, ma il testo acquisisce profondità.

Giocare rallenta il tempo

Giocare rallenta il tempo e allunga la vita, viene detto verso la fine del film. È curiosa la proposta “filosofica” di Luchetti sul cosiddetto tempo libero. Inizialmente viene condannato: la partita vista con gli amici è una distrazione rispetto alle cose che contano. Ma a fine film questa tesi viene ribaltata: il gioco è un tempo di ricchezza, in cui sperimentare il rischio umano dell’incertezza e della sconfitta, in cui consolidare relazioni in un ambiente protetto.

Momenti di trascurabile felicità è un’opera curiosa, atipica, che può appassionare un pubblico adulto, difficilmente i più giovani saranno interpellati dai problemi che deve affrontare Paolo, ma che trova nelle sue intenzioni di partenza (non sempre onorate dalla regia) un ottimo materiale per riflettere in una bella esperienza collettiva di sala.